{{IMG_SX}}Perugia, 9 ottobre 2007 - Un anno d'indagine per disarticolare un'organizzazione che commercializzava - in Umbria ma anche nelle Marche, in Puglia, Campania, Basilicata e Veneto - bovini destinati alla macellazione e al successivo consumo alimentare, spacciandoli come appartenenti a razze pregiate, principalmente chianina. In realtà gli animali erano privi delle relative caratteristiche morfologiche nonchè degli obbligatori certificati d'intervento fecondativo e marchi auricolari (che venivano falsificati e contraffatti in quanto appartenenti ad animali regolarmente censiti proprio allo scopo di evitare i controlli).


A scoprire la truffa sono stati i carabinieri del Nas di Perugia, che hanno effettuato 13 ordinanze di custodia cautelare disposte dal Gip del Tribunale di Perugia Claudia Matteini Chiari su richiesta del sostituto procuratore della repubblica di Perugia Manuela Comodi. Alla fine una persona è finita in carcere, 12 agli arresti domiciliari e 2 ulteriori personaggi sono ricercati pur essendo stati identificati sul territorio nazionale; 19 inoltre i deferimenti a piede libero (tra allevatori e commercanti), 7 le perquisizioni locali e personali, oltre al sequestro di materiale ritenuto interessante (certificati d'intervento fecondativo, fatture, 1.100 marchi auricolari e 4 pinze per l'asportazione e l'applicazione) e 120 bovini di dubbia provenienza.


I provvedimenti riguardano quattro commercianti, operanti in provincia di Perugia, Sanza (Salerno) e Sant'Arcangelo (Potenza), un veterinario dell'Asl di Città di Castello, un autotrasportatore di Todi, un collaboratore dell'Associazione provinciale allevatori residente a Corciano e otto allevatori tra Apricena (Foggia), Sant'Arcangelo, Sanza, Zimella (Verona) e Umbertide. I reati ipotizzati sono associazione per delinquere, falso, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive e frode nell'esercizio del commercio.

Dagli accertamenti condotti dal Nas dal marzo scorso è emerso per ogni bovino il guadagno derivante dalle presunte operazioni illecite era di 500-600 euro. I carabinieri del luogotenente Orazio Pellegrini ne hanno controllati oltre 4 mila, sequestrandone 120 (oltre a 1.100 marche auricolari risultate contraffatte). Alcuni dei capi destinati alla macellazione - è emerso dall'indagine - erano destinati all'abbattimento perche' senza la necessaria documentazione.

Il Nas ha comunque escluso qualsiasi rischio per i consumatori o ipotesi di contaminazione della carne. Tra le accuse ipotizzate nell'inchiesta quella che il presunto sodalizio abbia prodotto certificati di fecondazione artificiale e naturale completamente falsi, sottoscritti da veterinari risultati inesistenti. In modo da attribuire falsamente a vitelli di scarso valore commerciale la paternita' di un toro chianino.

Gli investigatori ritengono che al vertice della presunta organizzazione ci fossero i due commercianti della provincia di Perugia, padre e figlio, per i quali e' stata disposto la custodia cautelare in carcere.