{{IMG_SX}}Castellaneta (Taranto), 5 maggio 2007 - «La presenza di protossido di azoto all'interno dei circuiti gas medicali a servizio del reparto Utic è stata causata da un errato collegamento, in fase di esecuzione dell'impianto, della linea di ossigeno alla linea principale di distribuzione del protossido di azoto, utilizzato da altri reparti».

 

''Qui siamo in presenza di un atto doloso'', ma ''non penso al sabotaggio''. Lo ha detto il direttore generale della Ausl di Taranto, Marco Urago, parlando con i giornalisti dinanzi all' ospedale civile di Castellaneta delle morti nel reparto di terapia intensiva. ''Ricordo - ha aggiunto - che il protossido di azoto nell' Utic non deve proprio arrivare, invece qui avevamo una presenza di protossido di azoto''.

In un fax inviato dal direttore generale della Ausl di Taranto Marco Urago all'assessore regionale alla sanità Alberto Tedesco si spiega così quanto avvenuto nell'ospedale di Castellaneta, dove una persona (forse due) sono morte per questo motivo.

Saranno comunque gli accertamenti della magistratura (l'inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Marco Barruffa) ad accertare quanto avvenuto nell'Unità di terapia intensiva coronarica (Utic) dell'ospedale di Castellaneta, inaugurata nel febbraio 2005 ma entrata in funzione solo il 20 aprile scorso per mancanza di personale.

 

In una quindicina di giorni dalla struttura sono passati 21 pazienti, otto dei quali sono deceduti, uno o due sembra proprio per l'anestetico al posto dell'ossigeno. Per i due casi è gia stata disposta l'autopsia per i primi giorni della settimana prossima.

 

Episodi come quelli che si sono verificati a Taranto fanno dimenticare la «buona sanità» che c'è nel nostro Paese, ha ammonito Romano Prodi. «Il nostro sistema sanitario - ha aggiunto - ha delle punte splendide e degli episodi di dedizione straordinari, sia professionali che umani». «Allora è chiaro che noi dobbiamo lavorare - ha concluso Prodi - perchè fatti come quelli di Taranto non coprano il buono che c'è in un sistema sanitario come quello italiano».


I Carabinieri dei Nas e gli ispettori del ministero sono al lavoro per accertare la verità, ha detto il ministro della Salute Livia Turco. «Apprezzo molto la tempestività e la trasparenza del Governo regionale. Ci auguriamo che la magistratura faccia rapidamente le indagini e sono sicura che rapidamente avremo accertata la verità dei fatti. Faremo la nostra parte».


Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, nella conferenza stampa convocata stamani a Bari, non minimizza assolutamente quanto accaduto all'ospedale di Castellaneta e anzi preannuncia la volontà di costituirsi parte civile come Regione nel prevedibile procedimento giudiziario.

«Siamo di fronte ad un fatto sconvolgente la cui gravità non può essere assolutamente minimizzata - ha affermato Vendola, - la Regione può subito annunciare l'intenzione di presentarsi parte civile nei confronti degli ipotetici responsabili della vicenda». 

I PRIMI SOSPETTI

 

L'improvvisa morte di un cardiopatico di 69 anni, avvenuta nell'ospedale civile di Castellaneta, in provincia di Taranto, ha portato alla scoperta dell'incredibile episodio che avrebbe causato il decesso nei giorni scorsi di altri sette pazienti.


Secondo quanto accertato dai carabinieri, che hanno posto sotto sequestro un'apparecchiatura utilizzata nell'Unità Intensiva Coronarica, il paziente sarebbe stato sottoposto a ventilazione forzata, ma per un errore nella manutenzione dell'apparecchiatura, invece che all'ossigeno, l'impianto era collegato ad un gas anestetico.



È stato il direttore sanitario ad avvisare i carabinieri dell'accaduto. Il presidente della Regione, Nichi Vendola, e l'assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco, hanno avuto un incontro ma si sono astenuti dal rilasciare qualsiasi commento. Il reparto era stato inaugurato solo lo scorso 20 aprile. 



LE INDAGINI

Tubi diversi per colore e per grandezza sarebbero stati scambiati e dalle mascherine poste sulle spalliere dei letti dell' unita' di terapia intensiva coronarica dell' ospedale di Castellaneta invece dell' ossigeno i pazienti avrebbero inalato protossido di azoto.


Sarebbe questa la causa che avrebbe provocato la morte di alcuni pazienti nell'ospedale di Castellaneta. L'ipotesi e' al vaglio degli investigatori ma anche del personale della Asl che sta compiendo accertamenti su quanto avvenuto. A quanto pare, proprio la Asl avrebbe accertato che si sarebbe verificato uno scambio di tubi. E questo avrebbe provocato la morte con sicurezza, avvenuta ieri, di almeno una paziente, l' ultima deceduta in ordine di tempo.


Per altri tre casi e' certo che la morte e' avvenuta per cause legate alle loro condizioni di salute in quanto si e' verificata mentre i pazienti erano appena stati portati nel reparto. Per altri quattro pazienti, le loro condizioni erano gravissime e la morte potrebbe essere legata proprio alla loro situazione fisica.

 

L'improvviso decesso di un cardiopatico all'ospedale di Castellaneta avrebbe portato alla scoperta dell'errato funzionamento di un macchinario. Il reparto era stato aperto solo il 20 aprile ed era finito anche su 'Striscia la notizia'. Il primario: "La macchina è in uso solo da un giorno"

Il direttore generale della Asl, Marco Urago, non appena appresa la notizia di quanto avvenuto nell' ospedale di Castellaneta, insieme con i tecnici di manutenzione e i medici della Asl, ha fatto un sopralluogo all'impianto di erogazione dell'ossigeno.


Insieme ai tecnici e ai medici, Urago ha seguito i tubi dell' impianto, partendo dal luogo di ricovero dei pazienti. E' stato cosi' trovato un raccordo a forma di 'T' che aggancia il tubo dell' ossigeno e che potrebbe essere la fonte dell' inserimento nell' impianto di protossido di azoto.


I tubi dell' ossigeno e del protossido di azoto hanno un colore ed una grandezza diversi tra loro. La ditta che ha fatto il collaudo, la ditta Ossitalia, (probabilmente di Modugno, in provincia di Bari), il 31 marzo del 2005 ha rilasciato certificato di collaudo attestando che in quei tubi passa ossigeno.