007, licenza di intercettare. Accuse Pd sulla manovra: stato di polizia

Più fondi per le attività di intelligence, scontro sulla misura del governo

L'ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando (Pd) - Foto Ansa

L'ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando (Pd) - Foto Ansa

Nel giorno del caos e delle polemiche tra maggioranza e opposizione, con l’inizio delle votazioni nella commissione bilancio della Camera che slitta di ora in ora, ad inasprire gli animi si aggiunge un nodo della discordia in più. Una norma ’fuorisacco’ che non riguarda i conti ma la giustizia. Si tratta delle intercettazioni preventive legate all’attività di intelligence. L’appiglio per vincolarle alla legge di bilancio c’è, ma è esile. Ovvero i fondi per le intercettazioni svolte per fini di intelligence, diverse da quelle giudiziarie e di polizia, passano dal ministero della Giustizia a Palazzo Chigi. "In realtà – dicono dalla presidenza del Consiglio – è una razionalizzazione dal momento che l’attività di intelligence qui fa capo".

La norma però è ben più vasta: prevede che, previa autorizzazione del procuratore generale presso la Corte d’appello, potranno essere infatti disposte intercettazioni anche in deroga all’articolo 614 del codice penale sulla violazione di domicilio. In pratica, i servizi potranno ascoltare le comunicazioni ’anche per via telematica’, cioè con microspie nelle abitazioni, come accaduto per il Qatargate. L’autorizzazione varrà per 40 giorni, rinnovabili poi ogni venti giorni. L’attività viene scollegata anche dall’articolo 266 del codice penale: sostanzialmente i servizi segreti saranno gli unici depositari delle intercettazioni. Al termine dell’attività investigativa degli 007, le trascrizioni, a differenza di quel che succede oggi, dovranno essere distrutte. Le opposizioni insorgono: "Così le sganciano da ogni ancoraggio e le pongono sotto il controllo politico con la scusa del finanziamento Mef. Stato di polizia?", twitta l’ex guardasigilli democratico Andrea Orlando. La responsabile giustizia del Pd, Anna Rossomando, si concentra sul depotenziamento dell’attività investigativa: "in questo modo il governo indebolisce controlli e garanzie dei cittadini. È questo il nuovo garantismo?". La diversa accentuazione segnala il vero problema. Il sospetto, cioè, che nel quadro della riforma Nordio, che trova parziale attuazione proprio con questa misura, si miri da un lato a restringere le intercettazioni disposte dal magistrato e dall’altro ad allargare quelle dei servizi dipendenti dalla presidenza del consiglio.

Il Movimento cinquestelle ne chiede lo stralcio, e in effetti checché se ne pensi nel merito, il tentativo di far passare una riforma squisitamente giudiziaria come questa con una legge di bilancio da approvarsi oltre tutto in tempi fulminei e senza alcuna possibilità di vero vaglio è molto più di una semplice forzatura. La presidenza della Camera, infatti, ne sta valutando l’ammissibilità.