Venerdì 19 Aprile 2024

È giusto pregare per chiedere la fine del Covid?

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Giovanni

Panettiere

Una maratona del rosario per chiedere a Dio la fine della pandemia. L’ha lanciata papa Francesco per il prossimo mese di maggio, arruolando trenta santuari sparsi per il mondo. Saranno questi templi della devozione a guidare la preghiera mariana – sorta nel XIII secolo e assunta ad elemento distintivo dei circoli cattolici più ortodossi –, la stessa che verrà poi trasmessa in diretta sui canali della Santa Sede alle 18 di ogni sera. L’iniziativa s’inserisce a pieno titolo nel cammino dottrinale della Chiesa cattolica. Da secoli il popolo di Dio eleva le sue preghiere al Cielo per invocare la fine di guerre, catastrofi o malattie. La pietà popolare, a cui il Papa resta sinceramente ancorato sulla scorta della testimonianza dell’amata nonna, spinge milioni di fedeli a domandare al Signore di allontanare (il prima possibile) l’amaro calice. Lo fece anche l’ebreo fra gli ebrei, Gesù, nel Getsemani. La spiritualità contemporanea, tuttavia, volge in un’altra direzione e così dal fronte progressista sono piovute critiche alla maratona. "Pregare per chiedere qualcosa in cambio, mercanteggiare col Dio onnipotente è qualcosa di spiazzante", denuncia il noto teologo Vito Mancuso. La presa di coscienza, che sta maturando anche tra i cristiani, scarta l’immagine del Dio tappabuchi. Predica un’onnipotenza data dalla sua misteriosa e costante presenza vicino all’uomo, anche nel dolore, piuttosto che nel suo poter cambiare il corso degli eventi. Magari con un rosario.