Fumone, a tu per tu con il fantasma del castello

"Ecco l’aura del marchesino morto". Una notte nel maniero infestato, tra suoni e immagini inspiegabili registrati dai Ghosthunters Roma

I ghosthunters nella Sala degli Antenati del castello di Fumone

I ghosthunters nella Sala degli Antenati del castello di Fumone

FUMONE (Frosinone), 12 giugno 2017 - E’ STATA la prima indagine parapsicologica ‘professionale’ all’interno di uno dei castelli ritenuti fra i più infestati d’Italia. La notte del 21 maggio, abbiamo seguito i ‘Ghosthunters Roma’ fra le sale del Castello di Fumone, in Ciociaria. Arriviamo, dunque, verso le 19; ci accoglie la marchesa Irena de Paolis, una fine signora dall’accento anglosassone. Dopo una visita generale al maniero, alle celle sotterranee e allo splendido giardino pensile (il più alto d’Europa) i GHR cominciano a montare le loro attrezzature disponendo telecamere, registratori ad alta sensibilità, rilevatori elettromagnetici di movimento e un generatore elettrico dal quale eventuali ‘entità’ presenti potrebbero attingere energia per produrre fenomeni fisici. Tutto serve a monitorare, in modo capillare, il verificarsi di eventuali anomalie.

IL GRUPPO di ricercatori romani è, forse, il più affermato, nel mondo degli studi sul paranormale, per lo scetticismo che lo contraddistingue e il rigore del metodo. «Il nostro è un lavoro di ricerca – spiega il fondatore Daniele Cipriani – condotto sempre gratuitamente, che si occupa di raccogliere prove e testimonianze su fenomeni noti alle culture di tutto il mondo, da millenni. Il materiale da noi raccolto e selezionato con criteri molto severi, è a disposizione del pubblico sul nostro sito in modo che ognuno possa farsi la propria idea».

LE LEGGENDE legate al castello – che è visitabile e offre anche ospitalità per la notte - riguardano soprattutto lo spirito del marchesino Francesco Longhi, morto nel 1851 all’età di tre anni, e di sua madre, la duchessa Emilia Caetani. Secondo una diceria, mai del tutto provata, il bambino sarebbe stato lentamente avvelenato dalle sue sette sorelle, con piccole dosi di arsenico, per evitare che, in base al diritto successorio del maggiorasco, ereditasse l’intero patrimonio di famiglia, costringendo le ragazze a un matrimonio combinato o al convento. La madre impazzì letteralmente per il lutto, tanto da far dipingere mobili e ritratti di nero; fece imbalsamare il figliolo in modo da averlo sempre con sé. Il corpicino, vestito di tutto punto e con il volto coperto da una maschera mortuaria in cera, si trova ancor oggi nel castello, in una teca, insieme ai suoi vestitini e ai suoi giocattoli.

SI PARTE, quindi, proprio dalla camera del Marchesino, immersa nell’oscurità. Cipriani comincia a ‘stimolare l’ambiente’ con domande di rito: «Qualcuno desidera comunicare con noi?». Per diversi minuti non succede nulla finché, all’improvviso, ci raggiunge, dalla biblioteca, la padrona di casa che, insieme a una sua amica lì presente, sostiene di aver sentito echeggiare nell’aria una breve frase pronunciata da una persona giovane. La registrazione rivelerà effettivamente quello che sembra l’eco irreale e attutito di una voce umana: pare dica «inutilmente», una parola che avrebbe avuto un senso nel discorso che stavano facendo le due signore. Una ‘evp’, o voce spiritica, dunque? Chissà. Siamo tutti piuttosto colpiti e cresce la tensione. Noi proseguiamo la ricerca con le fotocamere termiche, apparecchi in grado di rilevare cambiamenti di temperatura nell’aria e negli oggetti anche molto lievi. A un certo punto, Cipriani annuncia di aver catturato una fugace immagine termica, proprio vicino alla teca del Marchesino. Ci avviciniamo incuriositi ed effettivamente si distingue chiaramente, nel monitor, una sagoma antropomorfa. Sembra quella di un bambino, seduto a braccia conserte, di tre quarti, accanto al corpicino imbalsamato. Il fantasma del marchesino? Non sappiamo; per ora non siamo riusciti a spiegare l’origine di quell’improvviso corpo di calore. 

«IL CASTELLO di Fumone ha origini oscure e antichissime – spiega il marchese Stefano de Paolis, proprietario insieme al fratello Fabio – qui, nel 1121, fu murato vivo l’antipapa Gregorio VIII. Celestino V, il papa del ‘gran rifiuto’, vi fu imprigionato, fino alla morte, in una minuscola cella, da Bonifacio VIII Caetani, suo successore. Nel 1584, Sisto V affidò il castello alla famiglia marchionale dei Longhi, da cui discendiamo. Sono cresciuto fra i racconti dei curiosi fenomeni che si verificano nel castello. Personalmente, non ho avuto molte esperienze, anche perché ho vissuto per anni all’estero. Invece, mio figlio di nove anni, non appena arrivò qui per la prima volta, fu subito infastidito da ombre nella sua camera da letto, senza che fosse mai stato informato di queste storie. Tuttavia, la memoria di S. Celestino ci fa sentire protetti e al sicuro». In questo genere di fenomeni, le certezze sono rare. Possiamo solo dire, con Shakespeare: «Vi sono più cose in cielo e terra di quante non ne comprenda la nostra filosofia».