{{IMG_SX}}Milano, 29 gennaio 2007 - L’Inter ha concluso l’ultima stagione con un profondo rosso di gruppo pari a 181,4 milioni di euro. Per la prima volta, la società nerazzurra ha stilato il bilancio consolidato al 30 giugno 2006, comprendente oltre ai conti della capogruppo Fc Internazionale spa, anche quelli delle controllate al 100% Inter Futura e Inter Brand.

Come si legge nel documento disponibile in Camera di commercio, ciò è una “fotografia” finalizzata “a fornire una adeguata informativa sull’andamento economico e patrimoniale del gruppo”. Nel consolidamento sono state eliminate tutte le transazioni con le controllate, come la cessione dei marchi dall’Inter a Inter Brand, che ha fruttato alla prima una plusvalenza di 158 milioni, ed è stato stornato il loro ammortamento (7,9 milioni).

Con queste operazioni, il risultato finale della capogruppo èin passivo di “soli” 31,1 milioni rispetto ai 118,7 del 2004/05. Il consolidato presenta una serie di dati molto pesanti: il patrimonio netto era negativo per 122,8 milioni (contro +27,4 milioni di Inter spa), l’indebitamento bancario era di oltre 209 milioni (89,1 milioni in Inter spa). La maggior parte dell’indebitamento complessivo del gruppo è riposta in Inter spa, schiacciata dal peso di 424,4 milioni, in aumento del +54,1% rispetto ai 275,3 milioni del 2004/05.

Preoccupante lo squilibrio debiti-crediti pari a oltre 434 milioni , contro la disponibilità liquida di soli 35 milioni. L’indebitamento bancario di Inter spa è diminuito del 34,15% a causa della cessione dei marchi alla Inter Brand, avvenuta il 29 dicembre 2005 “per un corrispettivo di 158 milioni”. Contestualmente “è stata redatta la relativa scrittura di licenza d’uso dei marchi del valore complessivo di 160 milioni” di durata decennale.

Ma ci sono due problemi gravi. “La vendita dei marchi dall’Inter alla controllata Inter Brand – spiega l’avvocato Domenico Latino, specializzato in diritto civile e sportivo – configura l’ipotesi del contratto con se stesso: quindi per la legge è nulla, anche se irrilevante essendo maturata all’interno del gruppo”. In pratica, è come se il marchio fosse passato dalla tasca destra alla sinistra.

“Inoltre, l’Inter al termine del contratto di licenza d’uso – prosegue Latino – perderà il marchio. La società avrà tre alternative per evitarlo: può incorporare la Inter Brand, rinnovare l’accordo o riacquistare il marchio”. Secondo il documento contabile, l’operazione “ha consentito di ottenere da un primario istituto di credito un finanziamento a medio-lungo termine per 120 milioni”.

L’Inter rivela in seguito la banca, specificando che a garanzia del prestito è stato acceso il “pegno, a favore di Banca Antonveneta sul 100% delle quote sociali di Inter Brand”. C’è però da evidenziare che l’azionista di riferimento e presidente della società nerazzurra, Massimo Moratti, è anche consigliere esecutivo di Interbanca, banca d’affari di AbnAmro Antonveneta. Al riguardo potrebbe esserci un conflitto d’interesse per Moratti, che riveste il contemporaneo ruolo di banchiere e cliente.

La società di revisione Kpmg ha rilevato che “sull’Irap accantonata non è stata compresa l’imposta relativa alla plusvalenza di 158 milioni”. L’Inter, avvalendosi di un parere della Lega Calcio, ha ritenuto di non dover anche assoggettare all’Irap i 7,5 milioni di plusvalenze da cessione calciatori, nonostante una risoluzione contraria dell’Agenzia delle Entrate del 2001.

I debiti tributari, ammontati a 19,7 milioni, sono aumentati del 13,3%.Le plusvalenze sono state inserite nei ricavi, mentre nei costi sono state incluse le minusvalenze (848 mila euro), contravvenendo in via di principio al Codice Civile. I giocatori sono un bene: la loro vendita rientra nei proventi straordinari e non ordinari. Infine, l’Inter ha accantonato 111,8 milioni per l’ammortamento per svalutazione calciatori fatta con il “salvacalcio” al 30 giugno 2003: dovrà pagare l’ultima rata per lo stesso importo il 30 giugno prossimo.

 

Stando al verbale di assemblea che ha approvato il bilancio al 30 giugno scorso, l’Inter è controllata da un patto di sindacato. In esso il socio di maggioranza al 95% è Internazionale Holding (che ha rilevato di recente il pacchetto da Inter Capital, che è stata fusa per incorporazione in Inter spa) controllata da Massimo Moratti: l’altro socio è la panamense Minmet Financing Company della famiglia Giulini. In Internazionale Holding è presente un mistero nerazzurro, riguardante la società lussemburghese Hellas Sport International che ne possiede l’1,74%: il suo rappresentante legale è Jean Hoffmann.

Secondo il Journal Officiel del Granducato l’azionista di maggioranza della Hellas Sport è la Ihf-International holding & financial company con sede a Tortola, nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche. Chi ci sia dietro quest’ultima società non è possibile saperlo, protetto dietro il muro di gomma della località caraibica.

L’operazione di cessione dei marchi nerazzurri ha anche un altro risvolto. Nel paragrafo “rapporti con parti correlate” si legge che “la società ha iscritto nei costi per servizi un importo pari a 200mila euro relativo ad una consulenza fornita da un componente del consiglio di amministrazione di Inter Brand”.

L’Inter non specifica su quale oggetto sia stata fornita la consulenza e il nominativo del membro del cda della sua controllata. Misure della Camera di commercio alla mano, nel consiglio di Inter Brand siedono il presidente Angelomario Moratti, figlio di Massimo e vicepresidente dell’Inter, Accursio Scorza, consigliere della società milanese, e Jantra Giulini, membro della omonima famiglia presente nel patto di sindacato: uno di questi tre è il beneficiario della consistente cifra di 200mila euro.

L’importo è pari al 6,70% della voce “consulenze esterne”, pari a complessivi 2,98 milioni. Tra i costi della produzione dell’Inter spa, si segnala un incremento del 20% delle spese per servizi (da 39,2 a 47 milioni). In esse, si segnala il boom di quelle amministrative, passate da 9,1 a 12 milioni. Nonostante i due esercizi in rosso in cui è stato in carica, risultano in rialzo anche i compensi per l’ex amministratore delegato e direttore generale Mauro Gambaro da 450mila a 650mila euro.

In lieve calo (-1,84%) risulta il costo complessivo del personale , passato dai 144,35 milioni del 2004/05 ai 141,69 dell’ultimo esercizio. Le spese per tesserati sono calate dai 135,59 a 131,59 milioni, mentre quelle per gli altri dipendenti sono in aumento da 8,96 milioni a 10,10 milioni. Scomponendo i compensi ai tesserati si nota un robusto aumento per gli allenatori (da 6,11 a 10,42 milioni), mentre per i giocatori è in calo (da 118,45 a 105,85). Questi ultimi si sono ripagati con i premi rendimento (da 9,11 a 14,01 milioni).

Uno dei punti di forza della società nerazzurra, i “risconti passivi” (anticipo di ricavi futuri) è risultato in calo da 103,17 milioni a 44,46 milioni per il “decremento delle anticipazioni ricevute da società di factoring a fronte di contratti relativi a diritti televisivi”.

L'Inter vi ha sopperito in parte con l’aumento del 15% dei ricavi del conto economico, grazie soprattutto alla crescita della voce “sponsorizzazione proventi vari e altri ricavi” (da 140,26 a 174,98 milioni). In quest’ultima sono presenti per la prima volta i “diritti di prelazione e prima negoziazione” per 21 milioni stipulati con Rti per la stagione televisiva 2009-2010. Essi consentono alla società del gruppo Mediaset di sedersi per prima al tavolo delle trattative, per un tempo congruo, per stipulare il nuovo contratto della trasmissione criptata sul digitale terrestre. Per lo stesso motivo Mediaset aveva versato 20 milioni alla Juventus nel giugno 2004.