La pazienza è finita

È quello che si potrebbe definire un caso di scuola: una cosa giusta fatta nel modo sbagliato. Se non ci facciamo travolgere dalla sovraeccitazione da politicamente corretto; se leggiamo le parole per quello che valgono, per il loro contenuto e non per ciò che ci fa comodo sentire, nell’'annuncio choc' della capotreno lombarda, l’unica frase che troviamo sbagliata è quella conclusiva, la parolaccia: "Avete rotto i co...i".

No, chi fa un servizio pubblico non lo deve dire. Questione di rispetto non tanto di chi rompe, quanto di chi sente. Quindi, non deve meravigliare che un passeggero abbia segnalato l’episodio alla direzione di Trenord e che ora la colpevole rischi sanzioni disciplinari. Tutto il resto, però, sarà anche politicamente scorretto, ma è terribilmente concreto. E corretto. Quando la capotreno chiede di non dare soldi ai molestatori, non fa niente di diverso da ciò che ha fatto il direttore degli Uffizi, quando con un megafono ha messo in guardia i turisti da bagarini e scippatori. E il Comune di Firenze lo ha pure multato (!) per non aver chiesto il permesso di "manifestare".

Dunque, l’invito a non assecondare l’accattonaggio, non ha niente di scorretto. Anzi. E neppure l’ordine di scendere a molestatori e zingari, passeggeri sicuramente senza biglietto, è fuori dagli schemi. Certo, non si deve più dire zingari, ma rom, nomadi, diversamente residenti. Certo, come detto, non si devono usare termini volgari, ma la sostanza non è poi così strampalata. Il ricercatore che ha denunciato il caso ha osservato come si sia creato un clima di intolleranza, e ha spiegato che lui ha fatto a lungo il pendolare e che da sempre ha visto persone chiedere l’elemosina. Ecco professore, il problema è proprio questo. Abbiano accumulato, accumulato, e adesso non ne possiamo più. E non confondiamo: tanti cittadini non sono diventati ciechi strumenti della propaganda leghista o sovranista. Semmai è la Lega che interpreta e amplifica un disagio reale.Per anni l’illegalità è stata normalità. Per anni è salita senza biglietto sul treno della nostra vita quotidiana. Adesso è venuto il momento di farla scendere. Senza parolacce, ovviamente.