Giovedì 25 Aprile 2024

Xi, Putin, il Papa Il futuro passa da Samarcanda

Nessuno contava sull’inimmaginabile. E cioè che Papa Francesco, pellegrino di pace, potesse fare il miracolo a NurSultan, capitale del Kazakistan, e che il cinese Xi Jinping come l’Innominato manzoniano venisse toccato dalla Grazia Divina. Tuttavia la loro contemporanea presenza in quella lontana regione potrebbe lasciare un segno. Per esempio: un viaggio apostolico a Pechino. Il Papa ne ha parlato in aereo. Al momento un pio desiderio più che un’ipotesi. Ma le coincidenze straordinarie non sono finite. Nella vicina Samarcanda, città storica dell’Uzbekistan, lungo la mitica via della Seta, si trova da oggi anche Vladimir Putin, il più cattivo fra i cattivi. E più dell’amico cinese avrebbe bisogno di un ravvedimento. Certamente non sarà il Patriarca Cirillo a favorirlo. Sull’Ucraina la pensa come Putin. E nemmeno arriverà per interposte pressioni.

Il capo della Chiesa Ortodossa si è negato. Non incontrerà Francesco. Non partecipa al VII Congresso mondiale delle religioni il cui slogan – nella definizione del Vaticano – è "favorire il contributo delle fedi alla concordia fra i popoli". Non è sul Congresso religioso che si appunta l’attenzione occidentale, ma sull’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai che raccoglie otto nazioni asiatiche fra cui India e Pakistan e che è guidato da Cina e Russia. Dalla Cina per gli investimenti, i commerci, le tecnologie. Dalla Russia per l’energia. Ma l’energia viene anche – e molta – dal Kazakistan. Ecco perché Xi lo corteggia dopo che da un paio di anni ha di nuovo un presidente filo-russo. Putin l’ha promosso senza bisogno di inviare i carri armati. Ecco anche perché il peso della Cina comunista è infinitamente maggiore di quello della Russia postcomunista. Domani, alla conclusione dei lavori, si attende la consacrazione della linea cinese per un "nuovo ordine mondiale". Chiaramente con l’appoggio di Putin. ([email protected])