Coronavirus, basta un morbo e ci sentiamo tutti più piccoli

Ci incute timore perché ci ricorda che siamo fragili

Coronavirus, viaggiatori con la mascherina a Singapore (Ansa)

Coronavirus, viaggiatori con la mascherina a Singapore (Ansa)

Il morbo è una cosa minuscola. Ma può atterrare le potenze della terra, mettere in crisi le economie più forti, minacciare le città più sicure. Il morbo ci incute timore perché ci ricorda che siamo fragili. Ci ricorda che la nostra esistenza è un dono meraviglioso e fragile. E che dunque la verità non coincide con la forza, che il senso della esistenza non può coincidere con il dominio che pensiamo di esercitare su di essa. Tutta la nostra potenza organizzativa, economica, politica trema di fronte alla minuscola essenza del morbo, di fronte alla sua imprendibile velocità. Il morbo merita, come ha dichiarato il leader cinese, «una lotta seria». 

Non si ferma coi dazi, non si ferma con le minacce nucelari, non si ferma con le strategie finanziarie. Possiamo e dobbiamo lottarci seriamente, ma altrettanto seriamente dobbiamo interrogarci su quanto troppo spesso crediamo di essere padroni del senso della vita solo perché ci sentiamo forti e al riparo. No, il senso della vita deve convivere con il senso dell’essere a rischio, dell’essere fragili, deve essere un senso che contiene questa evidenza, se no è un senso falso. Grande terremoto, questo, per la mentalità dominante, che invece ritiene sensata una esistenza che domina, che è padrona di se stessa, che si autodetermina, come si dice oggi.

Evidentemente, come dobbiamo esser seri nella lotta al morbo, dobbiamo esser seri nell’ammettere che il senso vero della vita non sta nella nostra capacità di autodeterminazione. Ma nel vivere sapendo che non si dipende solo da se stessi. Queste epidemie ce lo ricordano con una forza forse pari solo alla nostra cocciutaggine. La grande letteratura, da Manzoni a Camus, ha raccontato il diffondersi del morbo, e ne ha individuato conseguenze psicologiche e riflessi sulle folle e sui comportamenti, molti dei quali vediamo anche oggi, dalle iniziali azioni volte a minimizzare da parte delle autorità al rischio della caccia all’untore, fino al diffondersi di leggende e favole. Abbiamo molti modi per distrarci dal nocciolo della questione. Molti modi per non capire la serietà della lotta al morbo che viene da Oriente ma anche per non capire la serietà della lotta contro il morbo che infetta la nostra vita. Quando crediamo che il senso della vita sia nell’autodeterminazione. Mentre basta un morbo, una cosa minuscola, e tutto cambia, l’autodeterminazione si rivela un fantoccio.