Trappole mortali

Prima di tutto possiamo tirare un sospirone di sollievo perché uno dei viadotti più trafficati dell’Italia centrale, lungo la consumata superstrada E45 che collega le nostre coste, è stato chiuso in tempo. La procura di Arezzo ha messo i «sigilli» al collegamento tra Sansepolcro e Cesena.

Stop ai furgoni e ai camion, alle auto e alle moto, ai pullman che viaggiano ogni giorno sopra quelle centinaia di metri d’asfalto nel cuore d’Italia tra colline e boschi. Tutto fermo prima che quei piloni scarnificati dall’usura si potessero trasformare in fondamenta di burro per trappole mortali. Il provvedimento della magistratura aretina dà profondo conforto pensando a quel maledetto 14 agosto quando, sotto il temporale di Genova, il ponte Morandi veniva giù. La decisione della procura sia d’esempio su quale strada da seguire laddove ci siano altre situazioni di precarietà.

E purtroppo sono tante, in questa Italietta delle infrastrutture malate, disseminate da sud a nord. E così, preso atto del sollievo, si ripiomba subito nella profonda preoccupazione per lo stato di salute di strade, viadotti, ponti. Meglio chiudere tutto che correre sul pericolo. Ma non solo: il caso del viadotto E45 è l’ulteriore riprova della consapevolezza che viaggiamo in una rete viaria debolissima, tanto che le strade alternative diventano labirinti che si prolungano all’infinito, mettendo in ginocchio famiglie, lavoro ed economia. Altro che Belpaese industrializzato che guarda a testa alta il mercato.

Qui si rischia che l’asfalto si sbricioli sotto le ruote, che le merci non arrivino mai a destinazione, che il turismo, il nostro ‘petrolio’, non possa più muoversi in sicurezza. Più che informati, si viaggia ad alta tensione con la fiducia nella manutenzione in riserva fissa. Basti pensare che la fragilità della E45 è stata scoperta dopo che una piazzola è crollata all’improvviso nei mesi scorsi e che quei piloni mangiati dal tempo sono stati denunciati da un ex poliziotto che era andato a cercare funghi.