Usa e... getta. Il nuovo cinismo americano

Gli italiani e gli europei di una certa età sono cresciuti nel mito dell’America. Noi, la generazione di John Wayne, il cowboy vittorioso, e di James Stewart, il cittadino che si batte da solo contro le ingiustizie. Da bambino sentivo un brivido quando al cinema risuonava l’inno dei marines, o la tromba che annunciava la carica del Settimo Cavalleggeri. Arrivano i buoni e vincono sempre, gli americani sono i buoni.  Già da ragazzo mi resi conto che non era vero né l’uno né l’altro. Tradimento, delusione per il ritiro precipitoso dall’Afghanistan? La realtà non è un film di Hollywood. La fine era prevedibile prima dell’inizio. 

Come credere ancora alla favola della democrazia esportata con le armi? Un’illusione, dovrebbe essere evidente, lo scrisse Immanuel Kant nel 1795, in "Per la pace perpetua". Ma si può difendere con le armi, come a Berlino. L’Armata Rossa la mise sotto assedio nel ’48, gli americani la salvarono con il ponte aereo per sfamare i berlinesi. Poi non reagirono alla costruzione del muro, abbandonarono i tedeschi dell’Est per evitare la guerra. Una scelta crudele, e fu compresa. Il bene di tutti contro la libertà di pochi.

Non è vero che gli Usa entrarono in guerra per salvarci dal nazismo, lo decisero dopo l’attacco a Pearl Harbour, anche se siamo loro grati perché batterono Hitler. Da allora, con l’alibi della libertà e della democrazia, gli americani hanno preteso di essere i gendarmi del mondo. Per difendere i loro interessi? Indignarci sarebbe ipocrita, il diritto internazionale è il diritto del più forte. Ma in Corea, in Sud America, in Vietnam, a Cuba, in Iraq, in Libia, ogni intervento si è concluso con un disastro. In Siria e Ucraina si muore ancora. A Kabul si chiude dopo centinaia di migliaia di vittime, gli afgani nostri alleati fuggono nel terrore. Si è rafforzato il nostro nemico, il fondamentalismo islamico. Il più forte almeno non dovrebbe sbagliare senza imparare dal passato.

Il discorso di Joe Biden è inaccettabile perché menzognero: siamo andati a Kabul per vendicare l’attentato a New York, missione compiuta, torniamo a casa per non sprecare vite umane. Le nostre, precisa. La colpa è degli afgani che non sanno difendersi. Vent’anni fa, a parole, andammo per salvare le donne dai fanatici, creare una società più giusta. Il cinismo non è morale, mai. Diventa disumano se giustifica la sconfitta.