Università, il governo in cattedra

I 500 super-professori delle Cattedre Natta dovrebbero costituire l’esempio di come lo «spirito riformatore» del governo sia in grado di spazzare via vecchie incrostazioni e introdurre l’eccellenza. Invece, man mano che si fa chiarezza sulla misura, dopo che è divenuto noto il decreto attuativo della Presidenza del Consiglio dell’articolo che nella legge di stabilità per il 2016 aveva istituito tali Cattedre, appare evidente che non è così. Grazie anche al lavoro del gruppo di docenti del sito di informazione universitaria Roars.it, si comprende ormai come ci si trovi di fronte ad una politica simbolica, che con demagogia si nutre degli umori anti-casta dell’opinione pubblica e che mette in campo un procedimento incoerente e inutile per lo sviluppo dell’Università e lesivo del principio costituzionalmente riconosciuto dell’autonomia universitaria. Rispetto a quest’ultima, che costituisce un bene fondamentale per ogni democrazia, il decreto introduce la nomina dei Presidenti delle 25 commissioni – che scelgono a loro volta gli altri due commissari - da parte della Presidenza del Consiglio su proposta del ministero dell’Università; si realizza in questo modo un controllo politico del reclutamento che ha come unico precedente il Regio Decreto 1071 del 20/6/1935, abolito dopo la Liberazione, e senza pari nelle altre democrazie. E lascia stupefatti l’incultura istituzionale del sottosegretario Nannicini che a questo proposito ha sostenuto ieri che ciò che conta è la qualità delle commissioni, non l’atto amministrativo: un argomento con il quale si può giustificare qualunque arbitrarietà e sopruso.   Accanto a ciò vi sono tante incoerenze. Le risorse sono attinte dal Fondo di Finanziamento Ordinario – dunque non sono aggiuntive, come dichiarato dal ministro Giannini – e certo sarebbero utili per un’Università sottofinanziata e per reclutare giovani studiosi. Inoltre, vista l’ampia libertà dei vincitori di scegliere dove insegnare, il sistema favorirà essenzialmente le sedi più importanti. Ma la stessa impostazione del reclutamento è assurda: essa si basa sui settori Erc (European Research Council) concepiti per la valutazione di progetti di ricerca e condizionati dalla rilevanza che si decide di attribuire a specifici settori, non per il reclutamento; inoltre la definizione dei settori concorsuali è, per legge, competenza del CUN. Nel mondo universitario vi è stata una sollevazione, dall’appello di 75 professori delle più diverse discipline (L’Università si riforma, non si commissaria) che ha raccolto al momento 4.700 firme. È auspicabile che queste voci siano ascoltate. Nel frattempo, la redazione di Roars ha scoperto strane coincidenze, come una ripartizione dei settori disciplinari all’interno dei settori Erc che favorisce in modo smaccato il settore (Linguistica e Glottologia) del ministro Giannini nella distribuzione di posti Natta. Oltre che cattivi riformatori, anche furbetti?