Tutto gratis, che illusione

Non possiamo fingere stupore

Mark Zuckerberg (Ansa)

Mark Zuckerberg (Ansa)

Due miliardi di persone al mondo sono connesse a Internet. Vogliamo dire che l’umanità ha fatto un passo indietro con la Rete? Il delirio luddistico di questi giorni (il ‘delete’, il tasto cancella, come arma di distruzione di massa contro i social) rischia davvero di distruggere anche tutti i servizi e le comodità che il web ci ha portato. Riflettiamo: grazie a Google possiamo fare gratuitamente qualsiasi ricerca; inviamo messaggini o telefoniamo in tutto il pianeta praticamente gratis con Whatsapp e altre chat di messaggistica; ritroviamo amici e allacciamo relazioni con i social. Scriviamo email più veloci delle vecchie assicurate... e via dicendo. Davvero credevamo che fosse tutto gratis? Sappiamo tutto sulla sorte dei nostri dati dal momento in cui accettiamo i servizi del web.

Giusto discutere sull’etica della profilazione delle nostre abitudini, giusto ottenere tutele affinché la nostra vita possa essere osservata in maniera limpida e non spiata attraverso il buco della serratura... Ma non possiamo fingere stupore. D’altronde, siamo disponibili a pagare questi servizi? La mail, Facebook, Twitter? Il mondo interconnesso passa dal medesimo patto sociale che osserviamo in un qualsiasi gruppo umano: ognuno si svela e insieme si costruiscono relazioni. Il limite è garantito, come in tutti i gruppi umani, dalla capacità di tracciare il confine del rispetto reciproco (ecco perché ci sono le leggi) e di discernere soprattutto tra falsità e verità. Illudersi di essere fortezze inaccessibili, restando collegati al mondo senza pagare il servizio, è una finzione ipocrita.