Sabato 20 Aprile 2024

La mossa di Trump. Dietro il raid la campagna elettorale

George W. Bush ne ha iniziate due: in Afghanistan, pienamente giustificata, e in Iraq, pienamente ingiustificata. Quella di Trump sarà contro l’Iran? In realtà qualche analogia si può tracciare solo fra Clinton e Trump. Tutti e due sotto impeachment. E dunque legittimo è il sospetto di voler distrarre l’opinione pubblica americana. Sospetto avanzato allora dai repubblicani e ora dai democratici. Ma è altrettanto legittimo tracciare delle differenze. Il raid di Trump non è una guerra. È una ritorsione contro le milizie iraniane presenti in Iraq. Ed è improbabile che sfoci in un conflitto vero e proprio. Gli ayatollah sanno bene di non poter reggere un confronto militare. Ma la rabbia è tanta.

Soleimani non era un generale qualsiasi. Era l’uomo forte del regime. Era l’icona dell’ala dura e pura del komeinismo. Pianificatore di terrorismo, ma anche alleato degli americani contro l’Isis. Un paradosso in più nella regione dei paradossi dalla quale Trump vuole sganciarsi. Dunque è prevedibile una recrudescenza del terrorismo. Contro gli Usa e contro Israele. Ma Israele non starà certamente con le mani in mano. Ecco il rischio maggiore. Trump non può non esserne consapevole. E allora perché l’ha fatto? Due i motivi. Il primo è di strategia. Trump copia quella israeliana. Intelligence e non operazioni militari. L’ha già dimostrato eliminando Al Baghdadi. Lo conferma con Soleimani. Il secondo motivo è elettorale. Trump ha dalla sua la maggioranza degli americani. Il patriottismo è una costante anche in tempi di profonde divisioni politiche.

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