Giovedì 18 Aprile 2024

Il soffio del miracolo

La limitazione costrittiva del nostro spazio vitale spaventa: la claustrofobia è un’atavica paura radicata nel nostro istinto. Coinvolti nella brutta avventura sono poi dei ragazzini in gita che vedono scivolare la loro spensieratezza in un incubo buio. Per quelli della mia generazione che hanno trascorso ore a trepidare per il dramma di Vermicino, l’evento assume toni ancor più angosciosi. Il soffio del miracolo ridimensiona le peggiori paure: ognuno di noi, alla notizia che erano vivi dopo nove giorni di silenzio, ha tirato un sospiro di sollievo. Poi sono arrivate le voci controverse, le difficoltà oggettive, il timore che l’acqua impedisse il salvataggio. Adesso, mentre scrivo queste righe, li stanno finalmente tirando fuori a uno a uno. Spero che presto la buona notizia riguardi tutti loro, incluso l’allenatore che, nel decorso della malaugurata gita, ha tenuto viva la speranza. Avete osservato i loro volti quando ancora si trovavano prigionieri al centro della terra? Chissà che sforzo hanno fatto quei giovani campioni di coraggio per non lasciarsi andare, continuare a sorridere e far pervenire – loro, da quella gabbia di roccia – parole di conforto ai loro cari. Forse non si rendevano semplicemente conto di essere i protagonisti di un evento che ha tenuto il mondo intero con il fiato sospeso e ciò ha contribuito ad affrontare il panico in una grotta cieca e allagata. Il colpo, loro che sono giovani calciatori ben lo sanno, non si sente mai a caldo. Mi chiedo allora quali segni potrà lasciare nella mente di un ragazzo un’esperienza che riuscirebbe a traumatizzare il più coraggioso tra gli adulti. Sicuramente è meglio lottare con i fantasmi della mente che non con lo spettro della morte. Ma per quanto tempo la paura continuerà a far capolino nella loro quotidianità, quante notti si desteranno di soprassalto rivivendo in sogno ogni istante del loro incubo? Tutto è bene ciò che finisce bene, recita l’adagio. Ma prima deve finire per davvero. Un solo inciso a ricordare il soccorritore che, preparando il salvataggio, ha perso la vita. Nella festa, potrebbe accadere che nessuno ne voglia parlare. Eppure la vita di tanti è spesso figlia del sacrificio di pochi.