Giovedì 18 Aprile 2024

Tavecchio, ora si riparta

L'uscita di scena del presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio annunciata stamani, tardiva, poco signorile e senza troppa dignità (basta ricordare le accuse a Ventura) non può essere letta solo come il naturale epilogo di una vicenda sportiva, per cui a un dirigente o a un tecnico che sbaglia ne succede un altro si spera più fortunato, ma deve essere un'occasione di riflessione per il Paese nel suo insieme, al di là dello sport e delle casacche politiche che si indossa. Si è scritto che il calcio - così importante da noi - è lo specchio dei pregi e dei vizi italici, e certo un fondo di verità in questa affermazione esiste. E quando un mondo collassa, arriva al capolinea, come è accaduto per la nazionale è segno che una classe dirigente ha da tempo fallito (la classe dirigente non è infatti solo quella politica, che sta in Parlamento).

Le dimissioni del capo della Figc devono essere quindi l'occasione per un rinnovamento profondo non solo però in termini di uomini ma anche di idee e stili di gestione. Riforme a medio lungo termine, investimenti e sacrifici, che incidano anche nella carne viva di qualcuno e che abbiano a cuore l'obiettivo comune che si intende raggiungere (la rinascita del calcio in Italia, inteso come movimento complessivo) e non gli interessi di bottega dei singoli (procuratori, presidenti). Si deve fare nel pallone quello che serve anche in altri ambiti della vita sociale e politica e che in pochi hanno la visione e il coraggio di fare.