Martedì 23 Aprile 2024

Nel tunnel delle bugie

Le conclusioni della commissione “super partes” sull’analisi costi/benefici della Tav sono faziose per quel che contengono – una bocciatura preventiva abilmente camuffata con considerazioni tecniche e grafici – e pericolose per quel che comportano, cioè la delegittimazione delle istituzioni, visto che a commissionarla è stato il Ministero delle Infrastrutture. Qualche esempio su tutti per quanto riguarda i contenuti. Primo: per stimare il flusso di traffico merci viene preso come punto di riferimento il pil del 2015. Vale a dire il punto più basso dopo due recessioni, un quarto in meno rispetto ai dati pre-crisi del 2008. È evidente che se l’analisi viene elaborata su un pil basso, la bilancia non può che pesare più sui “costi” che sui “benefici”. Secondo: viene giudicato “improbabile” un aumento dei flussi passeggeri e merci del 2,5% all’anno. Ora, visto che ci sono tomi sulla stretta correlazione tra quei flussi e il pil, andiamo a vedere che il governo stima al 2,7% il pil nominale degli anni futuri. Ergo, le previsioni sui flussi Tav sono inferiori a quelle sul pil, che gli “esperti” definiscono “improbabili”. Come a dire: gli esperti di Toninelli smentiscono gli uomini di Tria. Evviva. Non basta? Ecco l’affossamento dell’opera per via del “buco” erariale. Secondo i “super partes” (quattro su cinque, perché uno si è rifiutato di firmare la sentenza di morte), la Tav ridurrebbe di 1,6 miliardi le tasse sui carburanti dei Tir (accise). Inoltre ci sarebbero 3 miliardi di mancati pedaggi autostradali. E il beneficio climatico? È considerato minimo: 7-800 mila tonnellate di CO2in meno, niente rispetto ai 4,5 milioni prodotte dal traffico di Roma. Ora, al di là del giudizio su simili valutazioni (per lo meno contraddittorie, visti gli intendimenti del governo su superbolli e sconti sulle auto ibride), la componente più preoccupante di questa Bibbia sulla Tav non è tecnico-contabile, ma politica. Può un governo delegare le proprie decisioni a dei tecnici? Un buco nella montagna si può fare o si può richiudere, basta pagare il conto. Quel che non si può recuperare è la credibilità. E ora, dopo il voto abruzzese, è impossibile trovare qualsiasi compromesso. Se i 5stelle ci provassero, consacrerebbero quel Salvini che gli ha fatto perdere voti. E se lo facesse la Lega, rischierebbe di dire addio al consenso del suo mondo, imprenditori e lavoratori sempre più uniti contro il populismo. La Tav sta diventando Tsu, tunnel senza uscita.

twitter: @ecisnetto