Lunedì 22 Aprile 2024

Tassa verde. Il piede sbagliato

Un dubbio: che qualcuno sia partito con il piede sbagliato? Possibile. Anche se sono subito arrivati i contrordini. Se c’era infatti una parola da non pronunciare, un progetto da non coltivare, un pensiero da non cullare, questo doveva riguardare il fisco. Regola prima del nuovo governo giallo-rosso per smentire il sospetto di essere portatore di imposte, per non farsi impallinare dall’opposizione (scontato) e dall’opinione pubblica (scontatissimo): evitare assolutamente di ipotizzare nuove tasse.

Anche se verdi, ecologiche, benedette da santa Greta dell’ambiente. Invece, niente da fare: evidentemente è più forte di qualcuno di loro. Merendine, bevande gassate, biglietti aerei, i soldi nostri prelevati ai bancomat: l’esatto repertorio di una visione del mondo a chilometri zero e con le mamme in cucina a sfornare biscotti. Come una volta. Chi siano poi i loro dell’attuale maggioranza, in certi casi è difficile capirlo. Perché sulle merendine si è avventato un ministro pentastellato, salvo essere stoppato ieri in modo brutale dal suo leader, Luigi Di Maio. Su questa svolta green ha scommesso subito il premier Conte, definendo tutto il pacchetto “praticabile”. Con una aggiunta: balzello sulla Coca Cola subito, grande riforma, poi.

Nel frattempo arriva Renzi a sposare la protesta delle categorie dicendo che la sua “Italia viva” è pure vegeta, e di carichi in più sui contribuenti non ne vuole sentir parlare, né votare. Ed è inutile ipotizzare che la sinistra di Leu, e magari parte del Pd che se ne stanno silenziosi, sarebbero ben contenti di poter dare altra benzina verde alla macchina mangia soldi dello Stato. Da tradizione della sinistra. Insomma, una, due, tante anime, un concerto a più voci in una materia che richiederebbe al massimo un acuto limpido alla Pavarotti. Il che non deve meravigliare, però. Perché nata a tre-quattro calzature, già di misure diverse, questa maggioranza in poche settimane è riuscita a produrne altre su cui camminare: Toti, Renzi...Una sorta di governo millepiedi che deve trovare il modo di andare al passo. Per non marciare verso una destinazione proibita: le nostre tasche.