Sulla sanità tante parole e pochi fatti

Troppo poco, troppo tardi. A oltre un anno di distanza dall’esplodere della più grave e perniciosa pandemia della storia recente dell’umanità ci saremmo attesi di non dover contare, con l’ansia e la disperazione dell’esaurimento, i posti letto nelle terapie intensive e quelli per i ricoveri nei reparti di medicina degli ospedali. E invece siamo qui a dover constatare e raccontare, ancora una volta, non solo i numeri della nuova emergenza ricoveri e sovraffollamento delle strutture sanitarie, ma anche a raccogliere il j’accuse di anestesisti rianimatori e internisti costretti a operare in condizioni di grave carenza di mezzi e personale.

Nel 2020, in queste settimane, abbiamo vissuto il dramma delle terapie intensive, dei pronto soccorso e dei reparti ordinari che scoppiavano, travolti da un numero infinito di malati colpiti da un virus largamente ignoto e invincibile. Abbiamo vissuto e descritto lo sconforto e l’abnegazione dei medici che, a mani nude, hanno dovuto fronteggiare una tragedia inattesa e imprevedibile, dovendo sovente scegliere chi salvare e chi lasciare andare. Abbiamo dovuto fare i conti, insomma, con le drammatiche carenze strutturali di un sistema sanitario allo stremo dopo decenni di tagli.

Passata la prima ondata, però, dal premier Giuseppe Conte al Ministro della Salute, Roberto Speranza, dal commissario straordinario Domenico Arcuri ai governatori delle regioni, ci è stato assicurato che in pochi mesi ci saremmo attrezzati per l’aumento significativo delle terapie intensive e dei posti letto per i ricoveri ordinari. Nessun virus, nessuna nuova ondata ci avrebbe trovato più indifesi e fragili, almeno su questo decisivo fronte dell’azione di contrasto del morbo.

La seconda ondata, ma anche la terza, invece, sono arrivate, come era prevedibile. Eppure, è cambiato ben poco. E, come racconta il nostro Alessandro Farruggia nell’inchiesta che pubblichiamo, i numeri e le denunce dei medici ci riportano esattamente allo scenario devastante di un anno fa. Qualcosa è stato fatto, ma troppo poco e troppo tardi. Le terapie intensive sono state aumentate più sulla carta che nella realtà. I posti letti ordinari sono quelli di prima. Anzi, quello che è stato recuperato o aggiunto per fronteggiare il Coronavirus, è costato un prezzo elevato "anche" per i mancati ricoveri per altre patologie gravi. La medicina territoriale e di base, a sua volta, è rimasta carente come nella prima fase.

E così, ancora una volta, ci troviamo a contare morti e malati gravi che potevano essere evitati, senza che nessuno si assuma la benché minima responsabilità dei lutti annunciati.