Mercoledì 24 Aprile 2024

La guerra degli striscioni

Alcuni degli striscioni (Ansa)

Alcuni degli striscioni (Ansa)

Ma sì, forse ci voleva proprio l’ironia di un toscano per mettere probabilmente fine a questa noiosa querelle sugli striscioni anti-Salvini che da giorni occupa pagine dei giornali e siti internet. L’ironia di un fiorentino che ha appeso un lenzuolo fuori della finestra di un attico nella zona di Santa Croce: "Portate una scala lunga perché sto al quinto piano!. Come dire "non me lo toglierete così facilmente!, riferendosi alle operazioni di 'bonifica' operate nei giorni scorsi da polizia e vigili del fuoco che avevano rimosso numerose frasi di contestazione al leader leghista in giro per l’Italia, l’ultima delle quali a Brembate, sulle quali il vicepremier è stato addirittura chiamato a rispondere alla Camera per difendersi dall’accusa di repressione del dissenso.

E’ chiaro che mancano pochi giorni alle elezioni europee e per fare polemica specie sui social tutto fa brodo, è chiaro che adesso per molti Salvini è l’uomo nero, fascista, dittatore, causa di tutti i mali del Paese, ma imputare al ministro dell’Interno in persona una esplicita volontà censoria delle numerose manifestazioni di critica venute fuori qua e là è francamente troppo, e fatichiamo a pensare che dal Viminale sia partito un dispaccio a tutti i questori con l’ordine di eliminare di ogni voce contraria.

E’ più probabile che qualche funzionario zelante si sia voluto mettere avanti col lavoro, come è probabile che la cosa sia balzata agli onori delle cronache perché Salvini è Salvini e in questo momento è un po’ preso di mira da tutti, mentre pratiche di questo tipo sono adottate sempre dalle forze dell’ordine in casi del genere.

Come ha ricordato lo stesso Salvini quando alla Camera ha rivelato che oltre a quello contro di lui era stato rimosso uno striscione che prendeva di mira il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, Pd. Ed è comunque vero quello che lo stesso leader leghista ha puntualizzato in Parlamento: una cosa sono gli striscioni di contestazione, un altro quelli di offesa gratuita o violenta. I primi si tollerano, anche se non autorizzati, i secondi non hanno posto di essere. Salvini o non Salvini. E peccato che chi si è scandalizzato della scritta tolta a Brembate non avesse prima alzato la voce contro tutte quelle di minaccia ("Salvini muori","Salvini boia") apparse in precedenza.