Calenda-Pd, strappo utile: così Azione colma un vuoto

La platea dei moderati

Sofia Ventura (Fotoschicchi)

Sofia Ventura (Fotoschicchi)

Che farsi imbarcare nella scialuppa del centrosinistra non fosse stata una buona idea per Azione lo avevano sostenuto in molti. Dopo alcuni giorni di osservazione e riflessione, se ne è convinto lo stesso Carlo Calenda. Così, ieri, alla trasmissione di Lucia Annunziata, ha annunciato il venir meno dell’accordo con il Pd di Enrico Letta.

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Non vale la pena soffermarsi sull’acceso dibattito che ne è seguito. Vale invece la pena chiedersi cosa questo comporterà. Per quanto riguarda il risultato finale, stando a quello che ci dicono studiosi e sondaggisti, probabilmente alcuni seggi in più a una destra comunque vincente. Tuttavia, non abbastanza da permettere al trio Meloni, Salvini e Berlusconi di ottenere una maggioranza sufficiente a cambiare la costituzione senza la spada di Damocle del referendum costituzionale. 

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Per quanto riguarda l’offerta politica, invece, il cambiamento è significativo. Esiste un’Italia che non ama le sirene del populismo, i suoi messaggi grossolani e semplicistici, sovente violenti e discriminanti verso persone e gruppi. Un’Italia che non intravede dietro al vociare della destra radicale un plausibile programma di governo. Ma un’Italia che, al tempo stesso, non si riconosce in una sinistra che tra immobilismo e attaccamento alle reti di potere non difende più gli interessi di nessun gruppo sociale se non i propri. Quell’Italia non ha rappresentanza. Il partito di Calenda aspira a colmare questo vuoto. Nel sistema attuale è molto difficile. Certo è che, soldato tra tanti, raccolto per strada, di un’armata Brancaleone, non avrebbe nemmeno cominciato, impossibilitato a darsi un’identità e costretto a giustificare i più strani compagni di strada. Ora avrà forse l’occasione di forgiarsi e mostrarsi in una campagna elettorale non facile. Un inizio. E una potenziale ricchezza nell’inaridito sistema politico italiano.