Giovedì 18 Aprile 2024

Notizie e chiacchiere. La narcosi dei social

Nell'ultimo Rapporto annuale del Censis, a dicembre, la febbre social appariva un giano bifronte. Da una parte aumenta il numero di italiani che si connettono alla Rete e utilizzano i social; dall’altra, calano gli utenti che usano Facebook come strumento di informazione. I giovani sotto i 30 anni impiegano sempre meno la piattaforma di Mark Zuckerberg per capire cosa succede in Italia e nel mondo. Non a caso c’è stata una ripresa della informazione tradizionale. Sono segnali di maturità che indicano quanto i cittadini sappiano valutare la qualità e tendano a discernere le notizie equilibrate e ben raccontate dal delirante e ossessivo chiacchiericcio dei social.

Il diritto all’informazione è un ingrediente essenziale delle democrazie e si fonda sulla professionalità e neutralità dei giornalisti e degli editori e su un quadro legislativo che assicuri libertà e distanza della sfera editoriale dagli altri poteri. Le piattaforme social, invece, sono diventate lo sfogatoio di pulsioni incontrollate e non hanno nella loro ragione sociale la missione di informare l’opinione pubblica. Selezionano e indicizzano le informazioni sulla base di un algoritmo ispirato a insondabili criteri commerciali e non già all’interesse pubblico alla notizia. E rifiutano l’appellativo di editori perché precisano di fare un altro mestiere.

Così non hanno responsabilità giuridiche e obblighi di verifica che invece ricadono pienamente su giornali e altri mezzi d’informazione. Sia ben chiaro: giornali, radio e televisioni non sono immuni da colpe e responsabilità. Spesso assumono posizioni preconcette, sbandano per i condizionamenti di altri poteri, ma costituiscono l’insostituibile presidio della democrazia dell’informazione grazie all’impegno e alla dedizione di chi racconta la realtà in modo neutrale e professionale. Il relax estivo suggerisca ragionamenti costruttivi a quanti credono che i social, nella loro narcotizzante libertà, possano sostituire il prodotto giornalistico. * Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano