Mercoledì 24 Aprile 2024

Siria, ora tocca alla geopolitica

L'attacco di America, Francia e Inghilterra in Siria è evidentemente una azione dimostrativa e non la prima fase di una guerra vera e propria. La Russia di Putin, avvertita in anticipo del raid imminente, come ha reso noto il ministro della difesa francese, Florence Parly, fa ovviamente la voce grossa ma difficilmente ci saranno conseguenze militari se il blitz con i missili si ferma qui. Successe già la stessa cosa nell’aprile dello scorso anno col blitz contro la base aerea di Shayrat (59 missili Tomahawk lanciati dal mare). La contraerea russa stanotte non ha girato la chiavetta di accensione ed ha lasciato la difesa alla contraerea siriana, che pure utilizza tecnologia fornita da Putin ( S-125, S-200, Buk e Kvadrat).

Dietro questa operazione non c'è dunque solo la reazione militare e umanitaria al presunto utilizzo (non ancora provato) di gas delle truppe di Bashar Al Assad contro i civili a Duma. Ovvio che la condanna all'uso di armi chimiche, ove fosse certificata, resta giusta e doverosa. Usa, Francia e Regno Unito hanno certamente voluto fornire una prova concreta del loro sostegno ai Paesi del Golfo, Arabia Saudita in testa, che gestiscono il patrimonio petrolifero e che vedono con diffidenza la presenza russa e iraniana nello scacchiere siriano. Nello stesso tempo l'avvertimento vale anche per Putin, le cui mire espansioniste a Damasco e dintorni sono evidenti. L'operazione è stata attuata dai Paesi in questione fuori dalle decisioni della Nato e questo non obbliga quindi l'Italia a dare appoggio automatico agli alleati. L'uso delle basi italiane da parte degli americani però è legittimo, altrimenti non si capisce perché gliele abbiamo concesse. Gli aerei spia, e non i caccia, infatti sarebbero partiti da Sigonella. La scelta del non intervento vale anche per gli altri Paesi europei. Successe già infatti nel 2003 in Iraq quando gli Stati Uniti diedero il via alle operazioni belliche. Tre Paesi della Nato come Turchia, Francia e Germania decisero autonomamente di non partecipare nemmeno alla stabilizzazione successiva. Cosa che fece invece per libera scelta l'Italia pagando il conto anche con la strage di Nassirya. Tutti in questa fase siriana hanno recitato la rispettiva parte in commedia. La sensazione è che la seconda mossa ora tocchi alle scelte di geopolitica più che al sibilo dei missili.