Quanti pregiudizi, l'ossessione della casta

Il momento migliore è il brindisi dopo le elezioni, quando si vince ovviamente. Li vedete spesso sulle pagine delle cronache locali: i nuovi sindaci con la fascia tricolore e la giunta schierata. Sorrisi, bicchieri alzati (spesso di plastica), facce di gente normale che non sa a cosa va incontro. Gli amministratori locali dei piccoli Comuni sono migliaia, si occupano del 54% del territorio nazionale e guidano 10 milioni di italiani. Guadagnano due soldi, l’impegno e il rischio non sono commisurati alla retribuzione. È una forma di volontariato, si dice. E lo si dice per giustificare una deriva giustizialista. L’ossessione della casta ha accecato l’opinione pubblica negli ultimi anni, così che oggi qualsiasi impegno pubblico viene definito come una poltrona. E guai a pagarlo. Invece ci sono poltrone e poltrone. Quella dei sindaci raramente è una poltrona comoda. Soprattutto nei comuni con pochi abitanti. Le strade, il dissesto idrogeologico, gli appalti, la salvaguardia dell’ambiente, la manutenzione del territorio, la gestione della macchina amministrativa, i servizi sociali, sono attività complesse e muovono parecchi soldi. Centinaia di migliaia, se non milioni di euro in opgni Comune. I sindaci e i consiglieri sono responsabili per la giustizia penale, civile e contabile su ogni atto che firmano. L’assunzione di responsabilità è enorme e non è commisurata con lo stipendio, chiamiamolo così. Che fare? O si procede d’ufficio all’accorpamento di Comuni, superando dall’alto le resistenze locali, o si rivedono compiti e i compensi degli amministratori locali. Per una volta la riflessione andrebbe fatta in maniera pacata, senza ideologie: senza pensare di avere a che fare con mandarini, arraffoni o tizi modello Cetto la Qualunque. Quelli sono eccezioni, maschere, caricature. Non è una questione di beneficenza, ma di buonsenso: l’obiettivo è poter contare su una classe di amministratori adeguata e competente. Affidarsi ad una sorta di volonatriato civile è encomiabile, ma ingiusto e sbagliato: solo la competenza garantisce servizi che funzionano. Uno Stato che si affida alla buona volontà non fa il bene dei suoi cittadini.