Se Johnson (e anche Trump) superano Ursula

 Se vogliamo fare un paio di esempi, diciamo che è come un esercito schierato che aspetta le munizioni; che siamo ai box di un gran premio, con i bolidi fermi in attesa della benzina. Questa, a un anno dal paziente 1, è l’Europa no-vax: che vorrebbe vaccinarsi, ma non ha abbastanza dosi. Anzi, ne ha sempre meno. L’Italia come gli altri 26 partners, dandosi pure la fortunata coincidenza che non stiamo più spendendo tempo e danaro per costruire delle Primule, ma siamo forniti di un governo che non pensa all’architettura, ma alla salute. Il che ci fa guardare con fiducia al futuro, mentre il passato e il presente non sono come li avremmo immaginati e voluti.

Allora, sgombrato il campo dalle etichette, tanto vale dire le cose come (purtroppo) stanno: in questa corsa vitale all’unico contrasto certo al Sars Covid-19, l’Unione si è mossa male, ha fatto contratti lacunosi, privi di garanzie reali nella quantità e nella tempistica delle forniture. Che infatti non procedono come previsto. Non bisogna quindi meravigliarsi se c’è chi ha fatto anche per conto proprio (la Germania) e se oltre a Roma ci sono pure Regioni italiane che si danno da fare per mettere in sicurezza i propri cittadini. Brave. Fanno quello che Bruxelles ha fatto poco e male, continuando tra l’altro a piantare inutili paletti (ad esempio allo Sputnik già atterrato anche a San Marino) dettati dalla geopolitica e non dall’interesse di 446 milioni di abitanti. A differenza dei Paesi democratici che ce la stanno facendo. Che saranno pure sovranisti (alcuni) ma dove la pandemia è oramai alle corde. Parliamo del Regno Unito di Johnson o degli Usa di Trump (e da qualche settimana di Biden) che dal febbraio 2020 hanno investito miliardi nella ricerca prima, e nell’approvvigionamento poi. Con leader che non si sono certo distinti nei comportamenti personali, nell’esempio dato alla propria gente, ma che hanno saputo garantire milioni di dosi per una vaccinazione di massa che porterà entro l‘estate di quest’anno, non del 2022, alla immunità di gregge. Come in Israele.

Allora lasciamo perdere gli schieramenti. Siamo tutti europeisti, ma anche abbastanza lucidi per dire che l’Europa non ha funzionato come doveva. E che bisogna aiutarla, ovvio, ma anche aiutarsi. L’Italia è si-vax. Vuole vivere. Vuole tornare alla normalità. Vuole vaccini. E a Draghi diciamo: Presidente, li trovi. Da europeista o sovranista, poco importa.