Venerdì 19 Aprile 2024

Fame di maestri

Imparare è un verbo infinito, che si coniuga in tutti i tempi della Storia, sia in quella pubblica di una nazione, che in quella intima di un individuo. Quel che si celebra in silenzio, fra le pareti di un’aula, è qualcosa di sacro, come lo è la consegna del passato al futuro, nella trasmissione del Sapere. Un popolo si può giudicare sano anche da una scuola. Se quella italiana è malata è dunque anche perché la società lo è. Non ci sono studenti bulli, se non ci sono genitori che alimentano un modello di comportamento affine. E non è difficile vederne tutti i giorni, basterebbe osservare come guidano molti padri imbufaliti al volante di un’auto. Il malessere che contrista la nostra scuola, denunciato anche da Mattarella, è forse specchio di quello che affligge gli italiani. Ma non si va lontano nell’individuare le cause, se si comincia dallo stato degli edifici scolastici che richiedono, come i ponti dopo il crollo del ponte Morandi, un severo riesame della loro funzionalità.

Pare incredibile doverlo denunciare. Ma per prima cosa dobbiamo essere certi che i nostri figli siano al sicuro e non rischino la vita entrando nelle aule. C’è poi la piaga del bullismo e di tutta una serie di manifestazioni violente e autolesionistiche che rende ancora più complessa la terapia del malessere. Questo macabro fascino della morte, cresciuto subdolamente fra noi, fa veramente gelare. Tutto si inquadra in una più vasto senso di vuoto, che tocca non solo la scuola ma tutto il gran corpo del Bel Paese. La verità è che siamo in un’età di passaggio, non siamo più gli italiani di ieri ma facciamo fatica a vedere come saranno gli italiani di domani. Partiti politici che per vari decenni sono stati fari di sicuro riferimento tramontano e chi li sostituisce stenta a non far avvertire la sua inadeguatezza. Bombardati dal pecoreccio dei social, affannati a inseguire modelli comportamentali televisivi che han sostituito “la grandezza dell’effetto all’effetto della grandezza”, abbiamo pur sempre fame di Maestri. Occorre ritornare ai valori fondanti della cultura occidentale, ai nostri padri che sono i classici, riamare le nostre radici, non temere di non essere di moda. Anche a dimostrare questo coraggio sono chiamati i docenti. A cellulare spento.