Mercoledì 24 Aprile 2024

Cattivi pensieri, il Capitano degradato

Che sia un uomo solo, non ci sono dubbi. Che possa restare al comando, è molto più incerto. Comunque, mai dare per morto (politicamente) Matteo Salvini. La solitudine non lo spaventa, certo, ma in compagnia starebbe molto meglio. Il problema è con chi stare, o meglio sapere chi vuole stare con lui. Se ci fosse una qualche possibilità di andare alle urne, statene certi che di compagnia ne avrebbe anche troppa. Ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Ma siccome quella che appare tra tutte le ipotesi sul tappeto la meno imbarazzante (o indecente) risulta pure, allo stato attuale, la meno gettonata, beh, il capitano sembra proprio navigare alla Soldini. Del resto, il quasi suocero Verdini glielo aveva detto di non rischiare. E Giorgetti gli aveva consigliato di rischiare prima. Così non è stato, e ora lo aspettano le 48 ore più lunghe e difficili della sua vita di leader. Ha detto che domani parlerà in Senato e si giocherà le sue carte, in teoria solo contro tutti. In pratica, un jolly lo aveva già tirato fuori dal mazzo: il voto sulla riduzione dei parlamentari.

L’ipotesi, legata all’idea di andare subito alle urne con il vecchio assetto, era stata bocciata dai partiti, irrisa da molti costituzionalisti, e stoppata da Mattarella. Ma potrebbe tornare buona, se invece che trampolino per le urne diventasse un ponte verso Di Maio che ieri mattina si è svegliato (guarda caso) proprio postando il conto alla rovescia sul voto della tanto attesa ‘potatura’. E allora, tagliando assieme i deputati, magari finisce che ricuciono tra di loro un nuovo contratto. Ipotesi. Elucubrazioni in una vigilia di mezza estate. Non meno fantasiose degli esecutivi istituzionali o delle maggioranze Ursula di legislatura. Tutta roba con lo scopo esclusivo di fare un governo contro il nemico, e non un governo per governare. Del resto, quel che pensa Salvini nel suo buen retiro sui colli fiorentini, in realtà lo sa solo lui, e non sta certo nei messaggi affidati a Facebook, come la verità non è scolpita nel certificato di inaffidabilità rilasciato dal summit a Villa Grillo, o nelle dichiarazioni ufficiali degli avversari. Cioè di tutti gli altri. Oggi.