Giovedì 18 Aprile 2024

Un balzello evitabile

Roma, 4 gennaio 2018 - Non è tanto (o, non solo) per i 12 e passa euro che ogni famiglia dovrà sborsare in più per fare la spesa. E non è neanche per l’obiettivo, nobile, che il nuovo balzello sui sacchetti ultraleggeri si propone: ridurre il consumo di plastiche. Quello che, invece, dà più fastidio (e che ha scatenato l’ironia e la rabbia sui social) è il modo con cui l’Italia ha deciso di far pagare ai consumatori i bio-sacchetti. Non è affatto vero, tanto per cominciare, che lo ha voluto l’Europa. Agli Stati membri erano state offerte alternative non meno valide prima di essere costretti a mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Non basta. La norma è stata approvata nel pieno della calura agostana con il solito blitz parlamentare: un emendamento firmato dalla deputata Pd, Stella Bianchi, e inserito in un decreto, quello del Mezzogiorno, che con l’ambiente davvero ha poco a che fare. Basterebbero queste due circostanze per alimentare i sospetti sui reali beneficiari della norma, le industrie dei sacchetti di plastica. In Italia sono 150, con un giro di affari di 350 milioni. Ai primi posti troviamo la Novamont di Novara, guidata da Catia Bastioli, molto vicina a Matteo Renzi. L’azienda ha già smentito ogni collegamento. L’ex premier parla di fake news. Ma si poteva certamente evitare un nuovo tormentone da campagna elettorale. Di tutto c’era bisogno per far ripartire i consumi tranne che dell’ennesimo micro-balzello sulla spesa dei cittadini.