Giovedì 18 Aprile 2024

I rider e il ricatto della mancia

Una protesta di rider (Lapresse)

Una protesta di rider (Lapresse)

In questa ricorrenza della Liberazione così affollata di voci fuori dal coro ci mancava solo il ricatto della mancia. Ricatto arrivato da un collettivo di rider milanesi, i ragazzi del cibo a domicilio, che minacciano di rendere pubblici i dati personali dei tanti vip che ordinano food attraverso le molte app ormai sul mercato ma si dimenticano di lasciare qualche euro al poveretto che, pur malpagato, ha portato loro una pizza o una porzione di sushi. Il messaggio vergato in un post su Facebook lascia pochi margini di interpretazione: «Sappiamo tutti di voi, sappiamo dove abitate, noi e le nostre aziende conosciamo i vostri dati personali». Il trattamento economico dei rider è stato più volte oggetto di discussione pubblica anche in sede sindacale, obiettivamente quella del fattorino non è una delle professioni con le quali si diventa ricchi e quindi lasciare una mancia a chi con qualsiasi tempo si scapicolla per pochi euro sopra a uno scooter è più che altro una questione di buona educazione specie se a ordinare è gente che guadagna cifre con molti zeri, ma da qui a minacciare fastidiosissime ritorsioni la strada è lunga e impervia, più di quella da percorrere in motorino sotto la pioggia. La mancia è un atto di per sé gratuito e se viene fatta meglio, altrimenti si prenderà al prossimo giro. Più che altro la presa di posizione di questo gruppetto di scalpitanti rider ci fa riflettere sull’uso anche improprio che può essere effettuato dei nostri dati personali, un piccolo tesoro che più spesso di quanto pensiamo consegniamo al primo che passa senza renderci conto che alla fin fine vale molto più di un mancia.