Mercoledì 24 Aprile 2024

Sfida ai magistrati. Renzi, i politici e i processi fatti in piazza

Ieri mattina, nell’aula del Senato semivuota e distratta, Matteo Renzi ha pronunciato un discorso lucido, appassionato e ben argomentato sui rapporti tra politica e magistratura. Ossia sul tema al centro della società italiana dal 1992, quando il ciclone giudiziario innescato dall’inchiesta Mani Pulite travolse un’intera classe dirigente, il sistema dei partiti e financo l’immunità parlamentare, abolita, a furor di toghe e di popolo, il 29 ottobre 1993, con l’entusiastica approvazione, tra gli altri, di Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini, allora presidenti di Camera e Senato.

Quel giorno bastò togliere 113 lettere dall’articolo 68 della Costituzione (eccole: "Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale") per rompere l’equilibrio tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. E consegnare il Paese all’incertezza in cui vive tutt’oggi. Renzi ha citato Aldo Moro e Bettino Craxi. Prima ha ricordato il discorso con cui, il 9 marzo 1977, il leader della Dc, rapito e ucciso l’anno dopo dalle Brigate Rosse, intervenne a Montecitorio in difesa del suo partito sul caso dell’americana Lockheed (accusata di aver pagato tangenti per vendere all’Italia 14 aerei militari C 130) dicendo: "Non ci lasceremo processare nelle piazze".

Poi ha fatto riferimento alle parole con cui, il 3 luglio del 1992, il segretario del Psi incominciò il suo j’accuse ai partiti spiegando come fossero tutti alimentati da finanziamenti illeciti (e nessuno lo contestò): "Ho imparato ad avere orrore del vuoto politico". Facendo leva sulle due citazioni, Renzi ha denunciato i pericoli del disequilibrio sancito nel 1993 e utilizzato da una esigua minoranza di magistrati per tenere sotto scacco la politica con il consenso (iniziale) della pubblica opinione ma, soprattutto, con la devota complicità (tuttora) di una parte della stampa. E, con riferimento all’inchiesta sulla fondazione Open, il leader di Italia Viva ha avvertito: "La magistratura ha preteso di comprendere cosa è un partito e cosa non lo è (…) il diritto e la giustizia sono cosa diversa dal peloso giustizialismo". Incontestabile. Peccato solo che Renzi non abbia citato un altro passaggio, profetico, del discorso di Moro: "C’è un rischio di involuzione verso una giustizia politica". Sarebbe stata, senatore, la chiusa magnifica di un discorso, comunque, storico.