Mercoledì 24 Aprile 2024

Il tempo delle scelte

Roma, 15 settembre 2018 - Ci si ritrova, oggi, a fare i conti con lo scorrere del tempo. Forse la sua fugacità rappresenta un alibi per placare il dolore per chi, dopo quel maledetto 14 agosto, non conosce più il meraviglioso ritmo della vita. È già passato un mese, accidenti! E ognuno di noi – come sempre negli eventi epocali – si ricorda esattamente dov’era e che cosa stava facendo quando ha appreso la notizia del crollo di ponte Morandi. Forse per sedare la commozione e fuggire lo sgomento si pensa al futuro con la vana speranza che il domani possa scrivere la parola fine su questa terribile vicenda.

Genova, la forza di ripartire dopo il crollo del ponte. "Venite a trovarci"

Quanto è distante quel domani? Sicuramente è lontano dalla politica centrale, quella che si perde in compiti non suoi come additare colpevoli e suggerire soluzioni in una ridda di processi sommari che hanno il sapore d’altri tempi. Ancora, dinanzi alle necessità di una nazione intera – Genova è il fulcro dell’economia marittima mediterranea e, di conseguenza, di quella nazionale – si tergiversa, si prende tempo, s’inventano stupide formulette (approvazione ‘salvo intesa’) per guadagnare una manciata d’ore nel braccio di ferro governativo. Nessuno ha capito che non sono più tempi per le indecisioni ed è necessario ‘fare’ per uscire da questo pantano. Persino la generosità di Renzo Piano, una bandiera dell’Italia nel mondo, è stata discussa e, nel turbinio dei ‘primi della classe’, sarà criticata sempre più, sino a finire – io temo – in un nulla di fatto.

Da ligure e da italiano sono indignato per questi comportamenti caciaroni che a nulla portano se non a qualche like dell’odiatore di turno sui social e approdano ai soliti naufragi da prima repubblica nel mare delle sabbie della burocrazia. Bene fa il governatore della Liguria Toti a vigilare sull’operato dei soloni romani, a toccare loro il tempo, a tenerli sul filo di lama. La mia paura è che presto vedremo esautorati tutti quelli che danno fastidio al disegno dipinto coi colori dell’inutile e vile incertezza. Genova ha bisogno di risorgere perché, se appassisce la Superba, si trascina dietro il Paese intero. Se la mia voce, la voce degli italiani, vi pare insufficiente, fatelo almeno per chi, sotto quel ponte ha perso la vita, la salute o la propria casa.