Martedì 23 Aprile 2024

Sinistra miope. Gli stessi vecchi errori

Il PD che ieri ha tenuto la riunione della sua direzione non si è diviso com’era nei timori dei suoi simpatizzanti e nelle speranze dei suoi avversari. La guerra tra le correnti non è deflagrata ma nemmeno si può dire che sia scoppiata la pace. Probabilmente c’è stata una tregua o forse qualcosa di più se è vero che per sedare gli spiriti più bellicosi si sono impegnati sia il segretario Zingaretti sia il suo predecessore Renzi. Di sicuro a scoraggiare altri round di lotta libera c’è, soprattutto, l’incombere minaccioso, elezione dopo elezione, della marcia trionfale di Salvini che come un aspirapolvere sta risucchiando nella sua orbita l’intero centro destra e parte consistente dei 5 Stelle. Una marcia che non risparmia nemmeno le storiche, tradizionali basi elettorali del Pd, in quelle regioni in cui il rosso sbiadisce o trascolorando si abbruna. Il perché di una tale transumanza elettorale il Pd non se lo è chiesto dopo la batosta delle politiche di un anno fa e non l’ha fatto nemmeno ieri. Responsabilità collettiva di un gruppo dirigente che oltre a dividersi continua a peccare di un’imperdonabile mancanza di professionalità e di lucidità politica. Grave ignorare le conseguenze di un’immigrazione fuori controllo. Conseguenze che i governi Letta e Renzi con l’ineffabile Alfano hanno fatto vivere a milioni di italiani indigenti e che sono state la causa principale delle sconfitte elettorali. Grottesco che due ex presidenti del Consiglio entrambi provenienti dalla sinistra cattolica abbiano polemizzato su tutto, salvo restare entrambi ostinatamente coerenti nell’errore che li accomuna, quello di aver praticato un’accoglienza irresponsabile perché cieca. Ora non ci sono più alibi né serve discettare di più centro o più sinistra, più liberaldemocrazia o più socialdemocrazia, tornare al passato prossimo del partito pigliatutto o a quello remoto delle carovane prodiane. Quel che serve è un bagno di realtà e di concretezza e una lotta politica, strada per strada, città per città, intestandosi le tante cause sociali, ambientali e civili che attendono solo chi le combatta.