Giovedì 18 Aprile 2024

Relazioni pericolose

L’improvvisazione e la disinvoltura al potere sono solitamente la premessa del fallimento dell’azione di governo. Vale per la politica economica e vale anche quando si tratta di nomine controverse, come nel caso dell’ultima arrivata per un’autorità indipendente come la Consob: non per il nome di Paolo Savona, ma, come si dice in questi casi, per il metodo e i corollari di opportunità non secondari.  Ma se c’è un terreno delicatissimo sul quale tatticismo elettorale e superficialità di bandiera diventano un cocktail micidiale controproducente per gli interessi strategici di un Paese, questo è di sicuro quello della politica estera.  Ebbene, se c’era bisogno di una ulteriore prova dell’infantilismo approssimato e rabberciato della capacità di governo dei 5 Stelle, non possiamo dire – ironicamente – di essere rimasti delusi.  In meno di una settimana, il terzomondismo in salsa chavista di Dibba & Fico ha fatto premio sull’aplomb più paludato e meno sudamericano del pur (una volta) diplomatico Luigi Di Maio. E, come non ci fosse un domani nelle pluridecennali relazioni internazionali dell’Italia, ci siamo ritrovati a fianco di Russia e Cina, ma anche di Turchia, Cuba e Iran.  La solida collocazione europea e atlantica del Paese è stata buttata, si spera per poco, alle ortiche con la noncuranza dei neofiti apprendisti stregoni. Tanto che lo stesso Presidente della Repubblica si è sentito in dovere di richiamare quantomeno allo spirito delle nostre appartenenze geo-politiche.  Ma non pare che l’avviso rigoroso e autorevole sia stato raccolto dai destinatari. Anzi. Il leit motiv del filo-chavismo è risuonato come è più di prima dalle parti del Movimento. E, semmai, si è arricchito di nuovi, estemporanei e maldestri tentativi di politica estera in modalità elettorale. Come definire in altra maniera il corteggiamento (peraltro neanche ricambiato) del leader grillino ai gilet gialli per stringere addirittura un’alleanza per le prossime elezioni europee?