Venerdì 19 Aprile 2024

Il coraggio e le lacrime

Ci vuole coraggio a guardare in faccia l’uomo che ha fatto a pezzi tua figlia. Occorre tutta la forza del mondo per sopravvivere al pensiero che la sua esistenza è finita in due valige e che in quel viaggio senza ritorno avresti preferito seguirla. Per non restare preda di un dolore inaffrontabile. Ci vuole tutta una vita per accettare la morte di chi hai amato. E probabilmente non basterebbe.

Di tutto questo coraggio e di quella forza immane Alessandra avrebbe fatto molto volentieri a meno. Da madre, in aula, ieri ha affrontato la prova più grande e l’ha superata cercando lo sguardo dell’imputato dello stupro, dell’omicidio, del vilipendio e dell’occultamento del cadavere di Pamela, della sua Pamela. In tribunale Alessandra cercava gli occhi di Oseghale. E non li ha trovati. Perché lui, che ha ammesso solo lo strazio del corpo della ragazza, è rimasto a testa bassa.

E allora forse, con la disperazione della memoria, Alessandra ha inseguito altri occhi. Quelli di sua figlia. Tra i ricordi. Da bambina, in casa o a correre in un parco, quando lei la cercava per mostrarle i suoi giochi. E poi da adolescente ribelle, persa per strade che non conosceva, occhi che forse ora volevano ritrovarla, ma solo per mostrarle dolore.

Alessandra ieri, in aula, ha probabilmente cercato di ricordare lo sguardo di sua figlia. Dev’essere stata lei a darle tutta la forza e il coraggio di guardare in faccia Oseghale. Quasi un’ultima, intima preghiera: fallo, mamma, guardalo, e così liberami per sempre dai suoi occhi, quelli che mi fissavano nelle ultime ore, prima di questo massacro. 

Vogliamo pensare che sia andata così. Che la prova superata ieri in tribunale da Alessandra sia servita a rinsaldare per sempre un rapporto spezzato. Da madre a figlia e da figlia a madre. È anche per questo che Alessandra ha alzato gli occhi sul viso dell’imputato. Ma ci vorrebbero coraggio e senso della pietà per sostenere quello sguardo. Oseghale non ha avuto nulla di tutto questo.