Giovedì 18 Aprile 2024

Orlando su Falcone. Un affronto alla memoria

Che ministro degli interni approfitti del suo ruolo istituzionale per far propaganda all’altro se stesso, cioè al Salvini capo della Lega, non è giusto. Dei mezzi e dei servizi – macchine, arei, scorte – che lo Stato gli mette a disposizione per garantire l’ordine pubblico non deve approfittare anche per attività politiche e di partito, per comizi e per manifestazioni che forse lo appassionano più di quanto lo impegnino i compiti di ministro. Non è solo questione di stile e di correttezza. È questione di sostanza. A maggior ragione quando Salvini annuncia la partecipazione alla commemorazione di Giovanni Falcone nello stesso manifesto in cui invita i cittadini ai suoi appuntamenti elettorali. Era scontato che ci sarebbero state reazioni e contestazioni. Scontato e forse voluto. A Salvini piace provocare. Lo ha fatto tante volte anche di recente ma, infine, in questo caso ha avuto almeno la decenza di scusarsi tentando di minimizzare: "Mi devo tirare le orecchie da solo" – ma sì, tiriamogli le orecchie. Resta che questo modo di agire non solo ha guastato la celebrazione della memoria di un eroe nazionale come Falcone, ma ha consentito a Leoluca Orlando Cascio di ergersi a custode della memoria del giudice più famoso al mondo e a garante del dovere di imparzialità cui è tenuto chi rappresenta le istituzioni. Per chi avesse dimenticato, si tratta dello stesso Orlando Cascio che da sindaco di Palermo – negli anni Ottanta e Novanta come oggi – calunniò Falcone accusandolo di "tenere nascosti nei cassetti della procura le indagini relative ai più gravi delitti di mafia". Non sazio denunciò Falcone al Csm. E qui, il giudice che aveva fatto condannare all’ergastolo l’intera cupola mafiosa, fu sottoposto a un interrogatorio umiliante, atroce, allucinante. Fu allora che, da ministro della giustizia, chiamai un Falcone oramai isolato e boicottato a Palermo al ministero della giustizia. Insieme, dal governo, impostammo la strategia che sbaragliò la mafia di Totò Riina. Insomma, Salvini per molto meno ha fatto ammenda. Orlando Cascio non ha mai chiesto scusa.