Ora attenti alla variante della rabbia

C'è una variante del virus, sconosciuta alla scienza e sottovalutata dalla politica, che affiora qua e là e che un anno fa alla prima aggressione del Covid, quando eravamo tutti disorientati, quasi alle corde come pugili suonati, non si manifestava. È la tensione sociale con cui oggi invece dobbiamo fare i conti. Si palesa con episodi più o meno gravi come quello di cui è stato vittima ieri il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Due sconosciuti gli hanno recapitato fino davanti alla porta di casa un pacco che conteneva rifiuti, non una bomba, evidentemente come segnale contro le restrizioni.

Poi ci sono state le molotov al centro vaccinale di Brescia , le minacce via mail al ministro Roberto Speranza e al leader del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, via social al direttore delle Malattie infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti. Episodi contenuti si dirà. Vero, ma sono episodi inquietanti perché segnalano un brutto clima che non si può ignorare, un malessere diffuso che si sa dove comincia e non si sa mai dove può finire. I gesti singoli di cui sopra, ingiustificabili e da punire, fanno il paio con la rabbia collettiva che l’altro giorno è sfociata nel tentativo di blocco dell’autostrada A14 da parte di ristoratori e commercianti. Poi si aggiungono a creare ulteriore confusione i no mask, i no vax e negazionisti vari. Una tribù ingombrante e minacciosa da non sottovalutare. Nessuno avrebbe immaginato un anno fa quando tutti cantavano dai balconi che dodici mesi dopo, pur con la luce in fondo al tunnel, chef e baristi si sarebbero trasformati in "descamisados" italiani. Allora la paura univa, adesso divide. Due feste pasquali così vicine e in fondo così lontane. La campagna vaccinale ci dà una speranza concreta eppure la tensione cresce. L’ombra della recessione e della disoccupazione supera quella del Covid. Gli scienziati analizzano i numeri e la politica decide su aperture e chiusure di esercizi commerciali con continue fermate e ripartenze. C’è sensazione di incertezza e di disparità con scelte controverse. I ristoranti sono chiusi, gli alberghi sono vuoti e poi si consente di prendere un aereo e di volare alle Canarie per una vacanza breve mentre le Regioni su troppi fronti agiscono in ordine sparso. Così la mancanza di sicurezza devasta le coscienze e l’anima di chi pensa di non riuscire a rialzarsi in uno scenario di risposte che tardano ad arrivare, ristori che non risolvono, misure di protezione umana e sociale ancora avvolte nella nebbia del futuro. I virologi e gli scienziati possono permettersi di ignorare il disagio, la politica no. Questa deve agire in fretta e con equilibrio, di pari passo con i vaccini del generale.