Gli esempi da seguire. Il vero amore sa quando dire basta

Sono una madre. Non amo nessuno più di mio figlio e per proteggerlo farei tutto. Tutto vuol dire anche andare contro di lui, perfino denunciarlo e dire pubblicamente che mi vergogno di quello che ha fatto. Sono una madre e posso sfidare qualunque cosa. Posso anche andare oltre il legame di sangue che ci unisce: ’ucciderlo’, metaforicamente, per ridargli la vita. Mamma Giovanna Proietti, e tutta la famiglia del ragazzo che ha sparato al 24enne Luca Sacchi, ha ridefinito il confine bene/male. Urlando "meglio in carcere che con gli spacciatori" ha ridato una direzione al figlio che aveva imboccato la via sbagliata. Ha dato a tutti la lezione che provare vergogna è più dignitoso che stare dalla parte dell’illegalità. Gridando che il suo Valerio deve pagare perché "è giusto così", si è assunta la responsabilità, ha gettato un ponte vittima /carnefice, ha pronunciato le parole più scomode ma più veritiere: "L’ho fatto per lui". È come se avesse detto: sono una madre e un genitore protegge, a ogni costo.

Una, nessuna, centomila madri disposte a tutto. Le madri coraggio di Plaza de Mayo che non si arrendono dopo decenni, quelle di piazza Tienanmen che hanno perso i figli negli scontri e hanno scritto al regime, le madri crivellate di colpi che hanno osato sfidare la guerra delle gang a Chicago. La mamma Angela Casella che con la sua tenacia aprì una breccia nell’Anonima sequestri, la madre Piera Aiello che diventò la prima pentita di mafia proprio per riscattare i figli. Le madri nelle ronde di Napoli che consumano le suole delle scarpe per dare il loro contributo contro la violenza in città e le madri nel nome della legalità come Giovanna, o come fu per esempio anche Daniela Manzitti quando fece arrestare il figlio latitante. Una, nessuna, centomila che lo Stato e tutti noi dovremmo sostenere. Per amore dei nostri figli e del futuro.