Dalla "flat tax" all’intramontabile "meno tasse per tutti", il tema del fisco ha sempre dominato le campagne elettorali degli ultimi vent’anni. Senza che ci fosse un partito o un leader che non ne promettesse un taglio, grande o piccolo che fosse. E senza che uno di quei leader sia poi riuscito a portare a termine lo scopo. La realtà è che la tasse le hanno sempre aumentate tutti, e quando non lo hanno fatto direttemente è perché avevano permesso che la parte dei cattivi gabellieri fosse impersonata dagli enti locali. Per il cittadino il saldo è sempre stato negativo.
Adesso, a due anni e mezzo dalla fine della legislatura, la maggioranza che a questo punto arriverà fino al 2023 ha l’occasione attesa da tempo. Semplificare il sistema fiscale nel suo complesso e ridurre, stavolta sul serio, il carico fiscale facendo in modo che un nuovo fardello non finisca per gravare sulle spalle dei ceti produttivi che bene o male sono quelli in grado di far ripartire il paese dopo la batosta del Covid, e sul ceto medio che in questi anni ha sempre svolto il ruolo del tartassato per eccellenza e che è l’unico in condizione di far crescere la domanda interna. Premurandosi poi, la maggioranza, di evitare che le eventuali nuove risorse e quelle che arriveranno dall’Unione europea finiscano in mance e mancette.
La riforma del fisco non si esaurisce in una mera rimodulazione delle aliquote, altrimenti sarebbe solo un gioco delle tre carte, ma rispecchia un’idea di Paese. Ed è su questo che Pd, renziani e Cinquestelle sono adesso chiamati a rispondere, pena il continuare a vivacchiare alla giornata come purtroppo troppo spesso è accaduto in questo anno di governo giallo-rosso.
Dalle prime avvisaglie intraviste non molto di buono traspare. Grandi dichiarazioni di intenti, grandi disquisizioni su aspetti tecnici come quello sul sistema tedesco, molte promesse e molta confusione. Si è parlato per esempio di detrazioni fiscali e di un loro possibile taglio perché in effetti quella delle detrazioni è una selva oscura, ma è evidente che numerose di queste andrebbero a colpire proprio quel ceto medio che va salvaguardato. Si è invece discusso quasi per niente di aiuti fiscali diretti e indiretti a chi l’economia la deve rimettere in moto. Mancanze che Conte e Gualtieri devono al più presto colmare, magari augurandosi che una delle gambe fondamentali della maggioranza, i Cinquestelle, chiariscano finalmente a loro stessi e al mondo chi sono e qual è il popolo che intendono rappresentare. Sperando che vada oltre la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza.