Un rave party svoltosi a luglio in Toscana
Dunque, fateci capire, perché c’è qualche cosa che ci sfugge. Noi ci siamo adeguati, e da oltre un anno e mezzo rinunciamo alle feste di compleanno, alle serate in discoteca, alle cene in compagnia. Loro, invece, se ne sono fregati. E in quattro e quattro otto hanno organizzato nel paradiso verde di Valentano, Viterbo, un rave party - una grande festa i cui ingredienti principali sono la musica e l’alcol, a essere buoni - al quale hanno aderito in diecimila.
Lo ripetiamo, per chi si fosse distratto: die-ci-mi-la persone ammassate come se non ci fosse un domani, come se il Covid-19 fosse quello che era nel 2018, una parola sconosciuta. Già tragico, ma ancora provvisorio, il bilancio: un morto affogato, un morto per overdose, due ragazzi in coma etilico, un supermercato e un negozio di alimentari saccheggiati, un agriturismo sgomberato, cittadini esasperati e, ovviamente, spaventati. Non è la prima volta che accade, e di sicuro non sarà l’ultima.
Ma vi pare possibile? Ora voi direte che rispondere no, non ci pare possibile, è perfino banale, e sicuramente avete ragione. Però se dal mese di marzo del 2020 ci ripetono a nastro continuo che solo il ferreo rispetto delle regole può salvarci dalla pandemia, se per andare a un matrimonio dobbiamo - giustamente - esibire il nostro Green pass, se viviamo osservando tutta una serie di dettagliatissime prescrizioni, allora quale occasione migliore se non un rave party abusivo, fuorilegge e pericoloso per far vedere che chi non sta alle regole poi deve pagare, e pagare caro? Invece non è (ancora) successo niente. Niente è accaduto per evitare questo assurdo ritrovo (sui social in diecimila hanno saputo il luogo e il giorno dell’appuntamento, ma al nostro potente sistema di sorveglianza e controllo l’informazione evidentemente non è arrivata), niente sta accadendo ora che la festa è in corso e niente accadrà quando la masnada si sarà dispersa.