Martedì 16 Aprile 2024

Europa e profughi, il cerino in mano

Immancabilmente il secondo tempo del ‘film migranti’ riparte da dove era finito il primo, ossia dall’Europa. Gli accenti e i protagonisti sono cambiati da ambo le parti, a Roma e a Bruxelles, ma la necessità e la conseguente difficoltà di trovare un modo per ripartire tra i vari partner europei i migranti che arrivano resta identica all’epoca salviniana. E così fanno quasi tenerezza gli appelli che giungono da più parti del mondo politico italiano alla nuova Commissione e alle altre nazioni europee perché l’Italia non sia lasciata sola come è accaduto finora. Come se finora non si fosse fatto altro. Certo, Salvini aveva i suoi modi spicci, non si faceva scrupolo di dare dell’ubriacone a Juncker, teorizzava l’Internazionale sovranista, ma depurato dalla propaganda il succo del suo discorso era la ripartizione. Sempre nei fatti negata dagli altri partner. Adesso che in prima linea c’è il governo giallo-rosso, con la necessità di dare perlomeno l’idea di una svolta umanitaria, ecco che il sentiero per il Conte bis si fa stretto. Pd e Cinquestelle vogliono marcare la differenza riaprendo i porti ma si rendono conto del forte rischio di rimanere con il cerino in mano per un’Europa finora su questo punto egoista e inaffidabile, e nello stesso tempo non intendono dar corda a quello che tecnicamente viene definito ‘pull factor’, ossia fattore attrazione: nel momento in cui capiscono che l’Italia ha riaperto i rubinetti degli ingressi, ecco che magicamente gli scafisti tornano a far viaggiare verso le nostre coste i loro carichi umani fatti di disperazione, speranza e morte, e gli arrivi riprendono a salire.

La realtà è quindi che con l’Europa occorre un accordo politico complessivo e serio, magari non esplicitato nei trattati, tipo quello che stipularono Renzi e Alfano. Con termini ed esiti però opposti. Allora fu barattata la flessibilità che serviva a Renzi per elargire gli 80 euro con l’accoglienza che demmo noi per tutti gli europei a centinaia di migliaia di migranti. Adesso serve un’intesa diametralmente inversa: l’Italia si impegna a fare i suoi compiti a casa e a non soffiare sul fuoco dell’impalcatura sovranista purché il tema migranti diventi realmente un tema europeo. Vedremo se Conte, Gualtieri e Gentiloni riusciranno nell’impresa.