Mentre si chiedono sacrifici. L'Aula vuota uno schiaffo a tutti noi

Ci avevano detto che era un’emergenza, e abbiamo fatto di tutto per crederci. Poi abbiamo visto i banchi del governo dai quali il ministro Speranza solo soletto si rivolgeva a un Parlamento sguarnito e abbiamo capito che a non credere all’emergenza erano loro, i politici e in particolare i politici di quella maggioranza che l’emergenza voleva imporci, e ci imporrà. Nessun membro del governo oltre Speranza, qualche decina di deputati e il presidente di turno dell’assemblea, Ettore Rosato, che un po’ imbarazzato e un po’ incredulo non ha potuto che constatare la mancanza di numero legale nella votazione che prolungava le misure eccezionali, e a rimandarla a oggi.

A un primo sommario conteggio pare che i deputati mancanti alla maggioranza siano stati circa 90. Una quarantina erano a casa per isolamento da Covid, il resto, almeno cinquanta, hanno fatto perdere inspiegabilmente le loro tracce. Troppi per considerarli un mero incidente di percorso, dovuto alla solita sciatteria un po’ facilona di chi ha preferito non andare in Aula e restare a coltivare i propri interessi nel collegio, troppi per non pensare a una malessere politico vero e proprio. Diciamo che c’è stato un po’ di tutto, e niente che ci possa tranquillizzare.

C’è stata prima di tutto una mancanza di riguardo verso il Paese, verso tutti noi, che chiamati a limitare ulteriormente le nostre libertà personali, in una circostanza come questa avremmo gradito lo spettacolo di un Parlamento che si mostra se non unito per lo meno partecipe e interessato. Pensare che oltre cinquanta deputati della maggioranza fossero chissà dove non è bello.

C’è stato poi anche un certo segnale di debolezza politica della maggioranza, o nei confronti della maggioranza. Qualche onorevole avrà pensato di aver di meglio da fare, ma con buona probabilità la maggior parte di quei cinquanta ha voluto mandare un alert. Al proprio gruppo – e infatti la maggior parte degli assenti, pare, sono dei Cinquestelle in perenne subbuglio – o al presidente del Consiglio. E anche questi giochetti sulla pelle della gente non sono simpatici. C’è poi un ulteriore risvolto politico: in una fase così delicata e con numeri che a quanto pare non sono bulgari neppure alla Camera dove in teoria i problemi non dovrebbero esserci, non converrebbe al governo coinvolgere un po’ di più l’oppposizione? Procedere a colpi di dpcm va bene nell’emergenza stretta stretta, o quando si hanno maggioranze estremamente coese. Vorremmo sbagliarci, ma a occhio non siamo in nessuna delle due situazioni.