Mario Draghi, scelta inevitabile. Un governo di salvezza nazionale

Un tracollo del Pil da economia di guerra. Un disastro occupazionale che ha visto bruciare 100 mila posti di lavoro solo a dicembre, con donne e giovani a pagare il prezzo più elevato. Un Paese allo stremo, senza certezze sui due più potenti fattori di ripresa: il vaccino e il Recovery Plan. La premessa è netta. La conseguenza, altrettanto netta: l’ha tratta esemplarmente il Presidente della Repubblica.

Il nostro Paese ha bisogno qui e ora di un governo di altissimo profilo, di salvezza nazionale, che abbia il più ampio sostegno parlamentare, guidato da un uomo non divisivo, rispettato in Europa e nel mondo: Mario Draghi.

La lunga crisi di questi due mesi non ha fatto altro che mettere in evidenza le debolezze strutturali di una coalizione e di un governo nati, più che per attuare un programma condiviso, per contrastare la possibile vittoria elettorale del centro-destra. L’esplodere della pandemia, con tutto il suo carico di lutti e devastazioni sociali ed economiche, ha prima consolidato il premier Giuseppe Conte, ma ha poi fatto deflagrare tutte le contraddizioni di un esecutivo sempre più lacerato sia nelle risposte da garantire nella gestione dell’emergenza sia in quelle da assicurare nella prospettiva del Recovery Plan.

Matteo Renzi è stato, in questo senso, il detonatore dentro una polveriera nella quale tutti, dai grillini allo stesso Pd, hanno accumulato mine pronte a far saltare in aria l’intero assetto di governo.

I protagonisti di questa fin troppo lunga fase, però, non si sono mai rassegnati all’evidenza e hanno tentato, fino alle estreme conseguenze, di salvare se stessi, anche a danno degli interessi e dei bisogni della comunità nazionale. Lo spettacolo avvilente di queste settimane è sotto gli occhi di tutti.

Il Presidente Sergio Mattarella ha detto basta a quello che stava diventando un gioco pericolosissimo per il destino del Paese. E ha chiamato tutti i partiti alla l’ultima, radicale e decisiva, prova di responsabilità: l’appoggio a un governo istituzionale, sotto l’egida del Capo dello Stato, guidato dall’unico italiano che oggi ha le carte in regola per farlo con il massimo dell’autorevolezza, Mario Draghi, Mister "whatever it takes". I soli tre fattori che possono consentire di affrontare con determinazione le tre emergenze indicate con forza dal Quirinale: quella sanitaria, quella sociale e quella economica.