Martedì 23 Aprile 2024

Compromesso al ribasso

Chi si vuole divertire al gioco delle classifiche, può accomodarsi. Chi ha vinto, chi ha perso, chi ha fatto il passo avanti, chi indietro: non sentiamo e non sentiremo parlare d’altro nei prossimi giorni, settimane. Discussione sinceramente poco interessante. Per cercare di capire che cosa lascia dietro di sé l’accordo tra il governo e la Ue sulla manovra, proviamo a ripartire da Mattarella: saggezza e realismo. Che cosa ha ricordato ieri a se stesso e all’Italia il capo dello Stato? Che quella giallo-verde è l’unica maggioranza parlamentare che si è rivelata possibile. Né buona, né cattiva: semplicemente l’unica.

Per la Finanziaria bisogna partire dallo stesso presupposto. È il compromesso al ribasso tra due forze antagoniste che sono riuscite a trovare una fragile quadratura nel contratto di governo, e che hanno portato a casa non il risultato promesso, ma l’unico possibile: quello che sta dentro ai parametri europei, e ancor più alla logica ferrea dei mercati che investono il danaro dove trovano equilibrio e prospettive. Soprattutto dove non trovano crescenti voragini debitorie. È finita insomma, dopo aver lasciato sul campo pacchi di miliardi, come doveva cominciare se ci fosse stata la consapevolezza che nell’attuale piramide di comando, al vertice si colloca la finanza, in mezzo la politica, e negli scantinati quelli con i conti sgangherati come noi. In grado di recuperare autonomia solo se si incomincia a tappare la falla dei conti pubblici.

Tutto questo per dire che l’assenza in Senato di Salvini e Di Maio a fianco di Conte, è allo stesso tempo il naturale distacco da una creatura bruttina e malnutrita, e l’inizio ufficiale della campagna elettorale. Con bandierine stinte dell’uno e dell’altro. Quel tanto che basta, però, per presentarsi alle Europee con qualche carta in mano, e lì verificare chi vincerà la partita vera. Definitiva. Che oggi finisce tra loro con un nulla di fatto. E per il Paese, con un po’ meno di nulla.