Venerdì 19 Aprile 2024

Conta il voto dei mercati

Conclusa positivamente, sembra, la trattativa con Bruxelles (che di fatto ha scritto la versione definitiva della manovra italiana), adesso il governo dovrà vedersela con un interlocutore molto più tosto e senza alcuna motivazione politica al quieto vivere: i mercati. La Commissione, che deve lasciar correre uno sfondamento rilevante della Francia, non aveva voglia di mettere sotto accusa l’Italia, che comunque era già stata un po’ condotta a più miti consigli con la riduzione del deficit dal 2,4 al 2 per cento (7-8 miliardi in meno di spese), e quindi ha chiuso la vertenza (probabilmente con qualche altro taglio).

Ma la questione vera che si apre ora è appunto con i mercati. Contrariamente a quello che si dice, nella manovra non ci sono misure espansive: c’è solo una forte ridistribuzione del reddito, fatta per di più a debito. Ma questi sono tempi difficili, tutta l’Europa sta entrando in una fase di contrazione dell’attività economica: già il nostro terzo trimestre è stato negativo. Se lo sarà anche il quarto (probabile), saremo ufficialmente in recessione. Ma con la non-crescita tutti i conti della manovra saltano, non tornano più. Saranno necessari tagli alle spese o nuove imposte. Due cose che questo governo vuole assolutamente evitare, in vista delle elezioni europee, che saranno un banco di prova decisivo per la maggioranza.

E i mercati, che già hanno dato segni di grande nervosismo nei nostri confronti nei mesi scorsi, non saranno tanto teneri. Al primo segnale di cattivo andamento dei nostri conti, lo spread riprenderà a volare, aggravando ancora di più la situazione. In sostanza, il confronto vero sarà (come è sempre stato a partire dal 2011) con lo spread, cioè con la comunità finanziaria mondiale. L’impressione è che il governo abbia perso un’occasione con questa manovra: in vista dell’andamento della congiuntura, doveva essere più espansivo, con più investimenti e più soldi per la crescita. Non è escluso che nel giro di qualche mese si debba provvedere a una sostanziale rettifica. A deciderlo saranno i mercati, dai quali dobbiamo attingere ogni anno 400-500 miliardi.