Un accordo obbligato

Obbligati all’intesa. Le convulsioni delle recenti settimane e delle ultime giornate andranno avanti fino agli scampoli di minuti utili a precedere l’approvazione della legge di Bilancio per il 2019 da parte del governo. E anzi continueranno, tra stop and go, voci di rottura e repentine mediazioni, anche durante tutto l’esame parlamentare della manovra.

Ma, con più o meno fatica di pontieri e registi (in prima fila il ministro dell’Economia, Tria, il premier e il sottosegretario alla presidenza Giorgetti), i due azionisti della maggioranza giallo-verde, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, dovranno per forza di cose trovare progressivi compromessi e condurre in porto entro dicembre il provvedimento chiave della finanza pubblica italiana per l’anno che verrà. Ad agevolare il percorso verso l’esito accennato, oltre alla primaria moral suasion del Presidente della Repubblica, è la reale mancanza di un’alternativa e, almeno in parte, anche di un’opposizione. Il che, se da un lato accentua la dinamica competitiva interna alla maggioranza stessa in una sorta di guerriglia misura per misura, dall’altro rende tutti consapevoli dell’ineluttabilità dell’accordo. Ma se il fronte interno seguirà un andamento a zig zag, quello esterno, rispetto a Bruxelles, alle agenzie di rating e ai mercati, è tutto da costruire. Non sono mancati però i segnali, se non di un possibile disgelo, certamente di una pre-apertura di confronto con le istituzioni europee. E sotto questo profilo sono di rilevante peso le parole distensive del governatore della Bce, Mario Draghi, sulle "deviazioni" recuperabili.  Ma ben al di là dei toni che restano non ortodossi, è da registrare il tacito consenso di Salvini e Di Maio per una diluizione delle partenze degli interventi più costosi e più visibili di Lega e 5 Stelle, come quota 100 e reddito di cittadinanza. Un’operazione che, se accompagnata sottotraccia da vincoli e paletti ulteriori, potrà rendere meno allarmante il temuto rapporto deficit-Pil al 2%. Con il risultato che, salvata la bandiera, la Commissione e gli analisti potrebbero mettere in conto una spesa effettiva in parte sterilizzata e in parte da recuperare nell’anno successivo. Quando la partita sarà giocata con altri giocatori e senza elezioni all’orizzonte.