Testa coda da brivido

I leader giallo-verdi continueranno ad addossare a chissà quali poteri occulti la colpa per la virata sul deficit, mentre è del tutto evidente che sono arrivati a più miti consigli solo perché hanno dovuto finalmente fare i conti con la realtà. Che è molto semplice. La procedura di infrazione per disavanzo eccessivo avrebbe moltiplicato la sfiducia già crescente di chi presta soldi allo stato italiano per coprire il debito. Parecchi altri soldi di tutti noi sarebbero andati al macero a causa dello spread sommandosi alle sanzioni previste dalle norme europee. Quindi, che Salvini e Di Maio abbiano cambiato linea è un bene. Ancora più apprezzabile se si considerano le contraddizioni che dovranno ora fronteggiare per portare a casa quanto concordato tra i tecnici del ministero dell’Economia e i tecnici dell’Ue. Non ci sono solo le contraddizioni sul reddito di cittadinanza che prima doveva abolire la povertà e ora diventa un sussidio di disoccupazione o sul pensionamento a “quota 100” che inizierà con un ritardo di 3 o 6 mesi e non si sa se potrà valere anche negli anni a venire. Una delle contraddizioni più clamorose si vedrà nei prossimi giorni, quando il frutto dell’accordo fatto a Bruxelles e le altre elucubrazioni concepite a Roma per nascondere o incipriare la retromarcia precipiteranno a Palazzo Madama. Saranno tutte impacchettate in un maxiemendamento del governo che riscriverà da capo a piede la legge di stabilità su cui verrà posta la questione di fiducia. Ovviamente, la pratica non è nuova. È più o meno quello che succede ogni anno almeno dal 2001. Ma in passato il governo con il maxiemendamento riassumeva il dibattito che si era svolto in una delle due Commissioni bilancio (di Camera o Senato) e lo blindava con la fiducia per non riaprire la discussione. Quest’anno invece le due commissioni bilancio, le due camere, i quasi mille parlamentari, verranno tutti aggirati e costretti a prendere o lasciare l’accordo Di Maio-Salvini-Ue. Soprattutto per i 5 Stelle, che avevano promesso il ritorno alla “centralità del Parlamento”, il testa-coda sarà da brivido.