Mercoledì 24 Aprile 2024

Tra muscoli e debolezza

Visto che ci dovrebbe legare una parentela (cugini d’oltralpe) proviamo a essere equidistanti. Senza esagerare. E partiamo da casa nostra. Il fatto che il leader dei 5stelle Di Maio e il semi leader in congedo parentale Di Battista, abbiano incontrato una delegazione di gilet gialli, non è stato un gesto amichevole verso il governo francese. Perché è vero che un partito può incontrare chi gli pare, ma è altrettanto vero che quelli con il gilet non sono un partito, e che oltre alla protesta coltivano da mesi, o almeno non isolano, la violenza di strada.

Insomma, sono i nemici giurati di Macron. Anche i 5Stelle lo sono, soprattutto da quando gli hanno dato del colonialista per via della massiccia influenza che Parigi ancora esercita su molti Paesi africani. Il che, detto tra noi, è abbastanza vero. Se poi aggiungiamo che Salvini non è di sicuro al vertice degli affetti dell’Eliseo, beh, possiamo dire che l’antica, storica, consolidata amicizia (più nostra che loro) è oggi ai minimi termini.

Passando le Alpi, non c’è dubbio che il presidente francese abbia dimostrato una caratura personale modesta, e nei nostri confronti una considerazione e una disponibilità sotto zero. Persino peggiore di quella che non ci siamo guadagnati. La sua «nuova Europa» non ci prende in considerazione, le sue frontiere sono sempre chiuse, i suoi gendarmi sconfinano sul nostro territorio come nei giardini del Luxembourg.

Insomma, se tutte le volte che ha compiuto un gesto ostile verso l’Italia avessimo dovuto richiamare l’ambasciatore, quel pover’uomo avrebbe fatto una vita da pendolare. Intendiamoci, bisogna inquadrare il tutto nei nervi a fior di pelle di una vigilia elettorale al calor bianco (le europee di maggio) e nelle difficoltà che i due governi hanno in patria. Detto questo, però, prove di forza così tra Italia e Francia non dovrebbero mai esistere. E se esistono è perché sono l’incontro di due debolezze. Quello che passa ora il convento. Comunque, tranquilli, tutto si appianerà. L’ambasciatore tornerà a Roma e Di Battista a Parigi. Per restarci, speriamo, il più a lungo possibile.