Macché destino. La colpa è dell’incuria

Quando cade una funivia per un guasto, perché (probabilmente) cede un cavo, non c’è di mezzo il destino. Vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Qualcuno non ha vigilato. Qualche lavoro di manutenzione non è stato fatto, o è stato fatto male. Come al ponte Morandi. Come al ponte crollato sul Magra. Come ogni volta che una fetta di montagna cade, un fiume esonda. Come quando migliaia di alloggi popolari sono invivibili, degradati, sfitti. Intollerabile. Se poi ci vanno di mezzo vite umane, è criminale.

Il piccolo che resta attaccato alla vita. Ma ha perso papà, mamma e fratellino

È l’Italia dell’incuria, che negli anni della crescita ha speso, costruito, creato infrastrutture, poi, in quelli della decrescita infelice, se n’è disinteressata, si è voltata dall’altra parte, come se tutto fosse eterno. L’Italia che piange morti innocenti, che si scuote per un attimo, salvo poi tornare nel suo colpevole torpore. Succederà anche per il Mottarone? Probabile. Eppure, mentre si studia come rilanciare il Paese, mentre si parla di green, di sostenibilità, del doveroso passo verso il futuro, continuiamo a chiudere gli occhi su quello che ci sta attorno; a mettere mano al tetto, mentre le fondamenta scricchiolano.

Precedenti: lunga serie di incidenti

Eppure l’Italia dei cavi che si spezzano e dei ponti che crollano sarebbe non solo una priorità sociale, ma anche una fonte inesauribile di lavoro e occupazione. Di vita e di ricchezza. A prescindere dai Recovery e dalle pandemie. Sempre che i soldi siano spesi come si deve. Come fanno, ad esempio, in Trentino e in Alto Adige dove i danari dello statuto speciale sono investiti anche nel continuo, visibile ammodernamento degli impianti di risalita. Dove ci vuole una demenziale acrobazia di un top gun Usa per tranciare il cavo di una funivia, come accadde al Cermis nel febbraio del 1998. Per i morti del Mottarone, invece, non dobbiamo puntare il dito accusatore verso l’America. Basta guardarsi in casa. Nelle Repubblica italiana affondata nell’incuria.

Palazzi incantati e giardini da fiaba. Sconvolto un angolo di paradiso