Ma tutti i giorni diamo in pasto qualcosa di noi

Giancarlo Ricci

Giancarlo Ricci

È rimbalzata un po’ ovunque, nelle ultime ore, la notizia dell’albergo di Rimini che ha deciso di offrire una vacanza per coppie di cinque giorni a un euro a notte a patto che gli ospiti accettino di essere in diretta streaming 24 ore su 24. È una notizia che incuriosisce e fa sorridere ma che ormai non dovrebbe neanche essere una notizia. Già, perché essere controllati 24 ore al giorno da un “grande fratello” è ormai qualcosa che tutti noi subiamo. Quando sfogliamo un qualsiasi social o saliamo in macchina impostando il navigatore per raggiungere la nostra prossima destinazione, diamo in pasto una serie di informazioni che ci riguardano. Quando ordiniamo cibo o un libro online, forniamo dettagli sui nostri gusti. E perfino quando diamo alla cassiera del supermercato la nostra tessera fedeltà, felici di essere riusciti a portare a casa l’ennesima pentola antiaderente, lasciamo qualche traccia di noi.

Insomma, il grande fratello che tanta paura faceva a George Orwell è ormai parte integrante della nostra vita. Ma la notizia dell’albergo colpisce, perché il proprietario di quella struttura ha deciso di “spiarci” comunicandocelo in maniera molto chiara, chiedendo il nostro consenso ed anche dandoci in cambio qualcosa: un sostanzioso sconto sul costo della camera.

Mentre invece, molti altri raccolgono informazioni su di noi, non sempre chiedendoci un’autorizzazione e soprattutto senza darci nulla in cambio, se non l’effimera sensazione di qualche minuto di notorietà in termini di pollici alzati o cuoricini pulsanti. Meditate gente, meditate.