Conte e Salvini calamite. L'esodo bipartisan di Di Maio

Nel suo anatema contro Firenze, accusata di cambiare troppo spesso la propria costituzione, Dante (sesto canto del Purgatorio) la paragona "a quell’inferma che non può trovar posa in su le piume" e trova sollievo solo rigirandosi continuamente nel letto. È l’identikit del governo Conte. Caso più recente: la prescrizione. Il governo trova miglior conforto "in su le piume" del Guardasigilli Bonafede o su quelle – inconciliabili con le prime – del Pd che ha avanzato una proposta di riforma vicinissima a quella di Forza Italia? Un giorno – non sappiamo quando – arriverà il momento il cui all’inferma non basterà rigirarsi nel letto per chetare i dolori.

E i parenti si preparano fin d’ora alla nuova vita: o con la Lega o con il Pd. E poiché i cambi di bandiera hanno sempre un tratto inelegante, ecco manifestarsi l’embrione non del partito di Conte (ricordate gli errori di Dini e Monti?), ma di una lista Conte apparentata alle prossime elezioni con il Partito democratico. Non è un fatto che già oggi il presidente del Consiglio sia molto più in sintonia con Zingaretti (che non lo voleva a palazzo Chigi) di quanto non sia con Di Maio che a palazzo Chigi l’ha imposto? È la politica, bellezza. Vedremo nelle prossime settimane se cresceranno i transfughi in direzione di Salvini e quelli in direzione Conte. In questo caso il Movimento 5 Stelle, perdendo pezzi a destra e a manca e dimostrando una prevedibile fragilità alle elezioni regionali, rischia di trasformarsi in una ‘Mica Ficus Benjamina’ delle Hawaii, una preziosa pianta disidratata del tutto incapace di produrre ossigeno. E senza ossigeno, che politica si fa? Per questo, alla fine, potrebbe essere proprio Luigi Di Maio, che regge con dignità la bandiera ferita del Movimento, a staccare la spina.